Andrea Dini, titolare della società Dama srl e cognato del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, è da oggi formalmente indagato nell’inchiesta sulla fornitura di camici alla Regione. A riferirlo sono fonti investigative.
Dini è accusato di turbativa d’asta così come un secondo indagato, Filippo Bongiovanni, dg della centrale acquisti della Regione (Aria). Oggi la Guardia di Finanza si è recata proprio nella sede di Aria a recuperare documentazione utile all’inchiesta e l’indagine è stata avviata dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli.
Il 7 giugno era esploso il “camici-gate”: si tratta del caso, scoperto dal programma televisivo Report e anticipato da Il Fatto Quotidiano relativo alla fornitura di materiale medico per un valore di 513mila euro da parte della Dama SpA, azienda controllata da Dini e da sua sorella Roberta, moglie di Fontana. Gli interessati sostengono che si sia trattato di una donazione e che la fattura inizialmente emessa (peraltro stornata prima del saldo) sia frutto di un equivoco e anche Fontana aveva difeso l’operazione definendola “una fornitura erogata dall’azienda a titolo gratuito”.
Per fare luce su quello che è senza dubbio un pasticcio, la Procura di Milano subito dopo la trasmissione del servizio aveva aperto un fascicolo “a modello 45”, ovvero senza ipotizzare un reato. Ora, invece, si sta indagando per turbativa d’asta e l’inchiesta non è più verso ignoti. Un nuovo capitolo di una storia ricca di colpi di scena, sulla quale l’interesse di tutti dovrebbe essere un rapido accertamento delle presunte responsabilità.
L’inchiesta di TPI sulla mancata chiusura della Val Seriana per punti:
- Quel 23 febbraio ad Alzano Lombardo: così Bergamo è diventato il lazzaretto d’Italia (Parte I inchiesta di Francesca Nava su TPI)
- ESCLUSIVO TPI: Una nota riservata dell’Iss rivela che il 2 marzo era stata chiesta la chiusura di Alzano Lombardo e Nembro. Cronaca di un’epidemia annunciata (Parte II inchiesta di Francesca Nava su TPI)
- Il dirigente condannato, l’assessore incompetente, il direttore pentito. La catena di comando che poteva fermare il virus all’ospedale di Alzano Lombardo ma non l’ha fatto (Parte III inchiesta di Francesca Nava su TPI)
- Quel decreto del 23 febbraio ignorato da tutti: Alzano e Nembro dovevano essere chiusi anche con un solo positivo
- “In Lombardia non si potevano fare zone rosse, non si poteva fermare la produzione”: parla a TPI il presidente di Confindustria Lombardia
- Coronavirus all’ospedale di Alzano: dopo l’inchiesta di TPI la Procura di Bergamo indaga per epidemia colposa
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