Caso camici Lombardia, Finanza trova i 25mila mancanti nella sede Dama
C’è una svolta nel caso dei camici forniti alla Regione Lombardia durante l’emergenza Coronavirus dalla ditta Dama Spa, di proprietà del cognato e della moglie del governatore Attilio Fontana: ieri, nel corso delle perquisizioni che la Guardia di Finanza ha condotto nella sede dell’azienda, sono stati infatti rinvenuti i 25mila camici mancanti. Su un totale di 75mila capi e 7mila set sanitari (per un totale di 513mila euro), la Dama Spa ne aveva infatti finora consegnati solo 50mila. Il lotto non consegnato della fornitura ad Aria (la centrale acquisti della Regione Lombardia) e che Dini ha tentato invano di rivendere è stato dunque rinvenuto. Secondo i primi riscontri degli agenti, dunque, la partita di camici sequestrati ieri è completa.
Per la fornitura alla Regione Lombardia, trasformata in un secondo momento in donazione, risultano al momento indagati dalla Procura di Milano per frode in pubblica fornitura sia Fontana che il cognato, Andrea Dini. La moglie del governatore, che detiene il 10 per cento delle quote di Dama, non è invece indagata. I camici sono ora custoditi come corpo del reato in un magazzino nella disponibilità dell’autorità giudiziaria. Il Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di Finanza, che ha condotto le perquisizioni fino all’una di notte, ha sequestrato anche documentazione contabile e corrispondenza, oltre alle comunicazioni tra Dini e gli uffici di Aria. Quella di stanotte è una scoperta molto importante nell’inchiesta. La Regione, infatti, dopo la conversione della fornitura in donazione non ha mai preteso che Dama spa onorasse il proprio impegno di consegnare 75mila camici. Ed è proprio per questo motivo che il presidente Fontana è finito nel registro degli indagati.
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