La Procura di Milano ha inoltrato oggi alle autorità svizzere una rogatoria per “completare la documentazione allegata alla domanda di voluntary disclosure presentata dall’avvocato Attilio Fontana”, presidente della Regione Lombardia, per approfondire alcuni movimenti finanziari”. Lo comunica il procuratore Francesco Greco chiarendo che la difesa del governatore si è “oggi dichiarata disponibile a fornire ogni chiarimento” anche con produzione di documenti o “presentazione spontanea dell’assistito”. Al centro della tranche di indagine emersa col caso camici ci sono i 5,3 milioni di euro su un conto svizzero.
Fontana nell’inchiesta coordinata dall’aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Furno, Scalas e Filippini, è indagato per frode in pubbliche forniture. Inchiesta che vede al centro l’affidamento diretto, senza gara, del 16 aprile 2020 di una fornitura di 75mila camici e altri dispostivi di protezione individuale anti-Covid per oltre mezzo milione di euro a Dama spa, società di Andrea Dini, cognato del Governatore, e di cui Roberta Dini, moglie di Fontana, detiene una quota.
Indagati anche Andrea Dini e l’ex dg di Aria, centrale acquisti regionale, Filippo Bongiovanni (per frode in pubbliche forniture e un’ipotesi di turbativa) e una dirigente di Aria. Secondo i pm, per cercare di risarcire il cognato per i mancati introiti, dopo che la fornitura venne trasformata in donazione a maggio quando emerse il conflitto di interessi, Fontana cercò di girargli tramite bonifico 250mila euro provenienti dal suo conto in Svizzera.
Un’operazione finita, però, nel mirino dell’antiriciclaggio della Banca d’Italia come sospetta e poi segnalata alla Gdf e alla Procura milanese. Da qui gli accertamenti dei pm nella seconda e parallela tranche d’indagine, anche attraverso l’Agenzia delle Entrate, e ora l’avvio di una rogatoria in Svizzera, dove Fontana detiene su un conto 5,3 milioni di euro. Una somma “scudata” nel 2015, con la voluntary disclosure, e proveniente da conti associati a due trust alle Bahamas creati dalla madre del governatore. Fontana ha sempre ribadito che si tratta di soldi lasciati in eredità dalla madre.
L’inchiesta sui camici è tornata alla ribalta nei giorni scorsi dopo i disservizi causati da Aria sul fronte della campagna vaccinale e dopo le contestazioni sollevate da parte dell’ex assessore Giulio Gallera. Proprio Gallera ha richiamato la responsabilità politica sulla azienda regionale da parte del membro della giunta Fontana che la volle, il bresciano Davide Caparini.
Nell’inchiesta sui camici, emerge all’attenzione degli investigatori il fatto che Caparini cancellò le chat di Whatsapp prima del sequestro del suo smartphone da parte della GdF. Una circostanza che gli inquirenti leggono in rapporto a quanto appreso da un altro messaggio intercettato: la moglie di Fontana con esso avrebbe riferito al fratello di far riferimento (per i camici) all’assessore Cattaneo, come a lei indicato proprio da Caparini.
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