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    Caso autoctono di malaria in Italia, l’allarme degli esperti: “È un guaio che neanche vi immaginate”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 8 Nov. 2024 alle 12:20

    Caso autoctono di malaria in Italia, l’allarme degli esperti

    Il caso autoctono di malaria registrato in Italia preoccupa, e non poco, gli esperti che lanciano l’allarme sulla malattia scomparsa dal nostro Paese negli anni Settanta.

    Il caso, così come comunicato dalla Direzione Prevenzione della Regione Veneto, è “stato diagnosticato dall’Azienda Ospedaliera di Verona un caso di malaria autoctona in una persona senza storia di viaggi recenti in paesi in cui la malattia è endemica”.

    Tra coloro che hanno lanciato subito l’allarme c’è il virologo Roberto Burioni che sul suo profilo X ha scritto: “Se questo è confermato è un guaio che neanche vi immaginate. Altroché dengue“.

    Anche il direttore di Malattie infettive dell’ospedale genovese Matteo Bassetti invita a tenere alta la guardia: “Se confermato caso autoctono di malaria in Veneto, vuol dire che il processo di tropicalizzazione del nostro paese è completato. Stiamo andando indietro come i gamberi, sia sul clima che sulla capacità di controllo e prevenzione. Dopo la dengue, con malaria autoctona si apre una nuova stagione per le malattie tropicali in Italia. Allerta rossa!!”.

    L’epidemiologo Massimo Ciccozzi ha invece dichiarato: “I cambiamenti climatici potrebbero far tornare alcuni vettori della malaria o di altre malattie tropicali che noi oggi non abbiamo più in Italia. Dobbiamo esserne consapevoli, l’anofele è una zanzara che non si vede più in Italia dagli anni ’70 e in questo momento non ci sono neanche le condizioni adatte”.

    L’esperto, quindi, aggiunge: “Il caso di malaria autoctono registrato a Verona e non legato a viaggi in zone endemiche, se confermato, ci pone davanti a delle ipotesi tra cui anche quella che 1-2 zanzare possano aver viaggiato in aereo fino in Italia da Paesi a rischio. Aspettiamo di avere certezze, ma quello che va fatto è la sorveglianza. Ormai dopo la pandemia Covid dovremmo aver imparato la lezione e tracciare per bene i contatti di questo caso”.

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