CasaPound costretta allo sgombero della sua sede storica di Via Napoleone III a Roma, occupata da 17 anni. La notizia che il movimento di estrema destra guidato da Simone Di Stefano dovrà lasciare lo stabile nel quartiere Esquilino della capitale illegalmente occupato da 15 anni è partita dalla viceministra all’Economia Laura Castelli e questa mattina, giovedì 4 giugno, si è concretizzata con il sequestro dello stabile da parte delle forze dell’ordine. “Ci lavoriamo da tanto, finalmente si ristabilisce la legalità”, è stato il contenuto di un post su Twitter della sottosegretaria Castelli e la notizia è stata immediatamente ribadita dalla sindaca Virginia Raggi, che ha scritto “finalmente qualcosa si muove”.
A notificare il provvedimento, chiesto dalla procura e ottenuto dal Gip del tribunale di Roma, sarà la Digos. Il reato contestato ai “fascisti del terzo millennio” è quello di occupazione abusiva. I pm di piazzale Clodio, che negli scorsi mesi avevano ricevuto sia l’esposto dell’Anpi che quello dell’Agenzia del Demanio, hanno così deciso di accelerare sullo sfratto del movimento di ultradestra.
La procedura di sgombero del palazzo nel centro di Roma, comunque, è iniziata lo scorso luglio, quando il Demanio ha reclamato lo stabile occupato dal 2003 e quando la stessa Raggi era andata di persona a sollecitare la rimozione della scritta in marmo posta sulla facciata dell’edificio. La Corte dei Conti, per quanto riguarda l’occupazione di CasaPound Italia, ha calcolato un danno erariale di 4,6 milioni per omessa disponibilità del bene e mancata riscossione dei canoni da parte del Demanio e del Miur.
Cosa è successo ieri
Ieri, il portavoce del movimento della tartaruga frecciata aveva smentito la notizia di uno sgombero imminente di CasaPound e parlato solo di “un incontro sulla richiesta di sgombero che si è svolto in questura con una rappresentanza di Casapound”.
La sindaca di Roma Virginia Raggi aveva invece sollecitato i ministri di Economia e Difesa, Roberto Gualtieri e Lorenzo Guerini, a procedere con l’ordine di sgombero delle occupazioni illecite da parte di CpI di due stabili, uno proprio nel quartiere Esquilino e l’altro sito ad Ostia, in Via delle Baleniere (gestito da un’associazione vicina al movimento di estrema destra).
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