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    Salvini strepita per il rilascio di Carola Rackete. Lui, però, è scappato dal processo grazie ai 5 Stelle

    Carola Rackete e Matteo Salvini
    Di Charlotte Matteini
    Pubblicato il 3 Lug. 2019 alle 13:33 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:28

    Carola Salvini | Sea Watch | Rilascio | Gip | Carola Rackete libera

    Carola Salvini – Nessuna convalida dello stato di fermo. Questo ha deciso il giudice per le indagini preliminari della Procura di Agrigento, Alessandra Vella, rispetto alla vicenda di Carola Rackete, la capitana della Sea Watch arrestata per essere entrata senza autorizzazione nelle acque territoriali italiane.

    Accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di resistenza e violenza a nave da guerra per il presunto speronamento di una motovedetta della Guardia di Finanza frappostasi tra la banchina e la Sea Watch per impedire l’attacco della nave a Lampedusa, la capitana Rackete è stata rilasciata e sarà espulsa dal territorio italiano tra qualche giorno.

    Niente più domiciliari preventivi, dunque, per la capitana tedesca finita al centro dell’occhio del ciclone per il salvataggio di 53 migranti al largo della Libia. Le accuse per i reati di resistenza e violenza a nave da guerra sono caduti, ma tuttora rimane in piedi quello di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, che seguirà il proprio percorso giudiziario.

    Carola Salvini | La rabbia del ministro dell’Interno

    Al ministro Salvini la decisione del GIP di Agrigento non è affatto piaciuta, ça va sans dire. Non appena appresa la notizia, il capo del Viminale si è subito fiondato su Twitter e Facebook per contestarla, sostenendo la presunta illegittimità della mancata convalida del fermo per Carola Rackete.

    Non importa che la custodia cautelare – perché di custodia cautelare si tratta in assenza di processi e condanne, ma questo Salvini non lo dice – non sia stata confermata perché la capitana ha agito per stato di necessità, per portare il salvo delle vite umane. A Salvini importa solo criticare una decisione che vede come fumo negli occhi, una decisione che appanna la sua costante e incessante propaganda sui salvataggi nel Mediterraneo.

    “Disubbidire a leggi dello Stato, attaccare, speronare, rischiare di ammazzare militari Italiani non vale la galera. E questa sarebbe “giustizia”? Sono indignato, sono schifato ma non mi arrendo: restituiremo onore, orgoglio, benessere, speranza e dignità alla nostra Italia, costi quello che costi”, ha scritto imbestialito su Facebook.

    E poi, ancora, come da tradizione ha rivolto il solito trito e ritrito invito ai magistrati: “Se vogliono fare politica, rinuncino alla toga e si candidino”. Come se per un GIP applicare le leggi in relazione a una richiesta di convalida di fermo sia davvero “fare politica” e non il proprio lavoro.

    Carola Salvini | Quando il vicepremier si salvò dal processo | Caso Diciotti

    Un messaggio abbastanza sui generis, quello di Salvini, se si pensa che proprio lui, da parlamentare, vicepremier e ministro dell’Interno, si è avvalso dell’immunità parlamentare per non affrontare il processo per sequestro di persona per il caso Diciotti. La vicenda è ormai nota, ma forse è bene rinfrescare la memoria a chi difende l’improbabile posizione del ministro.

    Nell’agosto 2018, la nave Diciotti della Guardia Costiera italiana portò in salvo 177 migranti e per giorni e giorni, nonostante fosse un’imbarcazione battente bandiera italiana e, anzi, una nave militare della Repubblica, di fatto venne lasciata allo sbando impedendone l’attracco e lo sbarco dei migranti.

    La vicenda finì per trascinare Matteo Salvini sul banco degli indagati con l’accusa di sequestro aggravato di persona perché il ministro dell’interno, in spregio alle leggi nazionali e internazionali, aveva deliberatamente deciso di tenere 177 persone alla deriva per ben dieci giorni.

    Carola Salvini | Il ministro salvato dal M5s

    Sebbene inizialmente avesse dichiarato di essere pronto ad affrontare tutte le conseguenze del caso, dopo poche settimane Salvini cambiò idea e chiese pubblicamente al Movimento 5 Stelle di salvarlo dal rinvio a giudizio votando contro l’autorizzazione a procedere richiesta dal tribunale dei Ministri.

    Grazie al voto dei 5 Stelle Salvini si salvò dal processo. Nessuna archiviazione o proscioglimento per lui. Possiamo tranquillamente dire che il ministro dell’Interno, che per tutti chiede anni di galera ante-processo e spiega ai giudici come devono fare il proprio lavoro, la legge non ha affatto voluto affrontarla e ha pavidamente preteso un salvacondotto – legale, per carità, ma non certo elegante – per sottrarsi, lui, alla giustizia. Altro che Carola.

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