Il mancato ergastolo a Davide Fontana per l’omicidio di Carol Maltesi, uccisa a martellate e sgozzata, ha sollevato polemiche, specialmente per le motivazioni della sentenza. “Lei disinibita, lui si sentì usato, era innamorato perdutamente”, hanno stabilito i giudici del Tribunale di Busto Arsizio, condannando l’imputato a 30 anni. Ma il presidente della Corte d’Assise, Giuseppe Fazio, di fronte a chi parla di “stereotipi di genere” e “vittimizzazione secondaria” si dice allibito: “E’ il contrario di quello che abbiamo scritto nelle motivazioni”.
Giuseppe Fazio, in un’intervista a Il Corriere della Sera, sostiene di essere “convinto di non aver mancato di rispetto a nessuno”. La famiglia della vittima, ex commessa diventata attrice hard e vicina di casa di Fontana, invece ha parlato di “evidente violazione della dignità dell’essere umano”. Ma il giudice assicura: “Non sarebbe stato diverso se la ragazza avesse fatto la suora anziché l’attrice. Se non si capisce ciò che abbiamo scritto, è senz’altro un problema mio: ma anche chi legittimamente critica le motivazioni dovrebbe prima leggerle nella loro concatenazione su concetti giuridici, che hanno significato diverso rispetto alla Treccani”.
“Non è che ogni processo per un grave delitto debba finire con un ergastolo, aggiunge -. Qui abbiano fissato la pena base nel massimo dell’omicidio semplice, 24 anni; e aggiunto il massimo della pena per lo scempio del cadavere, 7 anni più 3 di continuazione. Fanno 34 anni, ma il tetto massimo di legge è 30”.
“Però – afferma il presidente della Corte – faccia fare a me ora una domanda: con quale spirito tra pochi giorni la mia Corte d’Assise affronterà un altro processo per un fatto altrettanto cruento? Il giudice non è qui apposta per valutare le circostanze? Se no, ci dicano che possono fare a meno del giudice. E, al suo posto, metterci un juke-box”, aggiunge.