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    “Eravamo io, Lapo e Carlo”: la moglie di Calenda racconta la convivenza con Elkann e ripercorre i mesi difficili della malattia

    Credit: AGF
    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 3 Dic. 2024 alle 13:49 Aggiornato il 4 Dic. 2024 alle 09:08

    Circa venticinque anni fa il leader di Azione Carlo Calenda e la sua attuale moglie Violante Guidotti Bentivoglio hanno vissuto per qualche mese insieme a Lapo Elkann in un appartamento a Modena. Lo hanno raccontato sia Calenda sia Bentivoglio in due interviste rilasciate negli ultimi giorni.

    All’epoca Calenda ed Elkann non avevano nemmeno trent’anni e lavoravano entrambi alla Ferrari. Bentivoglio, che era fidanzata con Calenda già da una decina d’anni, arrivò a vivere con loro in un secondo momento.

    “Arrivai nella casa dove vivevano Lapo e Carlo, a Modena, in inverno. Fuori nevicava”, ricorda la donna, intervistata da Hoara Borselli per Il Giornale. “Ricordo che trovai Lapo a girare per casa in pareo. Dissi: ma che fai? E lui: in questa casa fa un caldo allucinante. Sa che era successo? Che loro non avevano capito che per il riscaldamento c’era un termostato. E che il termostato era fisso a 40 gradi. E da mesi morivano di caldo”.

    La convivenza a tre durò quattro mesi: “Divertentissimi”, commenta Bentivoglio. “Lapo era un personaggio straordinario. Però era naif. Disordinatissimo. Comprava casse di mozzarelle. Lapo e Carlo erano due mine vaganti: non cambiavano le lenzuola”.

    Una versione che collima perfettamente con quanto aveva raccontato nei giorni precedenti Calenda in un colloquio con Tommaso Labate per il magazine Sette: Lapo? “Ragazzo d’oro, una persona buona e sensibile”, aveva detto il leader di Azione. “Quando toccava a lui fare la spesa tornava indietro con cose prese a piacere, tipo chili di mozzarelle. E io: Lapo, ma i detersivi li hai presi? Con Violante andò meglio perché ci mise sotto e diede ordine un po’ al tutto. E Lapo iniziò a tornare dal supermercato anche con i detersivi”.

    Dopo quella convivenza, Carlo Calenda e Violante Guidotti Bentivoglio si sposarono. Oggi hanno tre figli (Calenda ha anche un’altra figlia, nata da una precedente relazione). Lui ha lasciato la carriera da dirigente d’azienda per entrare in politica, mentre lei è direttrice generale della Komen Italia, associazione in prima linea nella lotta ai tumori del seno.

    “Prima di conoscere Carlo io avevo giurato che non mi sarei mai sposata con un politico e mai con uno che mi portasse a vivere a Modena. Poi ho sposato Carlo che mi ha portato a Modena e subito dopo ha iniziato a fare politica”, ride Bentivoglio.

    “Carlo ed io – dice – siamo una squadra. Ogni decisione che lui prende ha conseguenze sulla mia vita e su quella dei miei figli. Condividiamo tutto. E c’è un patto per condividere tutto”.

    Nelle scorse settimane, in un’intervista radiofonica a Un Giorno da Pecora, Calenda ha rivelato che ai tempi del loro fidanzamento l’aveva tradita ed era stato lui stesso a confessarglielo. Un’uscita che la moglie non ha affatto gradito: “Recentemente Carlo ha rilasciato un’intervista in radio a Un Giorno da Pecora senza avvertirmi. Per di più raccontando fatti personali e in modo impreciso. Me lo sono divorato. Ricordo che ero in treno con delle amiche e sono diventata matta”, racconta Bentivoglio.

    “Non eravamo fidanzati. Eravamo in una pausa di riflessione”, precisa. “Poi ha detto che mi aveva tradito con una mia cara amica. E neanche questo è vero. Si trattava di una conoscente”. “Voleva ferirmi. Io sono vendicativa. Gli ho reso pan per focaccia e glielo ho raccontato”. E lui? “Mi ha chiesto di sposarmi”.

    Nell’intervista a Il Giornale, Bentivoglio ripercorre anche i mesi difficili in cui ha dovuto fare i conti con una leucemia e con un tumore al seno. “Ho fatto delle analisi e cinque minuti dopo ero ricoverata al Gemelli”, racconta. “Io non ho avuto il tempo di capire cosa mi stesse accadendo. Quando il mio medico mi ha confermato la diagnosi di leucemia, io non l’ho recepita. Continuavo a dire: ma io devo tornare a casa, domani i bambini vanno a scuola. Mi hanno detto di mettermi il pigiama. Io non volevo”.

    “Avevo avuto la leucemia e avevo risolto con la chemio. Poi il tumore al seno e avevo curato e battuto anche quello. Passano otto mesi e io torno in pista. Mi erano ricresciuti i capelli. Ero felice. All’improvviso mi dicono che avevo la recidiva di leucemia e dovevo fare il trapianto di midollo. Ho avuto paura, una paura tremenda di non farcela. Un mese e 12 giorni dalla diagnosi al trapianto. I giorni più brutti della mia vita”.

    “Carlo e mia suocera – continua – si sono occupati dei ragazzi. Io mi sono trasferita da mia madre perché avevo le difese immunitarie azzerate e non potevo stare con loro. Mi ha accudita come quando ero bambina. Ha messo da parte completamente la sua vita. Esistevo solo io”.

    “Per me – spiega Bentivoglio – è cambiata la paura della morte. Io ne avevo una gran paura, soprattutto dopo il lutto, da giovanissima, di mio padre. Ora, dopo averla sfiorata davvero la morte, non ho più paura. So che verrà e che mi porterà una grande serenità”.

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