Carabinieri quadro Mussolini – Lui è un appuntato dei carabinieri della Val di Susa ed era stato punito dai suoi superiori con un giorno di consegna. Aveva fatto ricorso al Tar: pensava, evidentemente, che fosse normale avere in ufficio un quadretto di Benito Mussolini e altre belle immagini dell’epoca fascisti.
Badate bene: mica a casa sua, no, in una stazione dei Carabinieri dello Stato italiano. E il Tar, ovviamente, ha ribadito quello che dovrebbe essere chiaro a tutti e invece evidentemente non lo è più: ha ricordato all’ardito carabiniere che anche i militari devono rispettare la Costituzione “fondata sui valori dell’antifascismo e di ripudio dell’ideologia autoritaria fascista” e “pone il principio di apoliticità delle forze armate medesime”.
E deve essere davvero una bella caserma, quella in Val di Susa, se proprio una settimana prima sempre il Tar aveva dovuto confermare un provvedimento disciplinare contro un collega che aveva pensato bene di appendere nel suo ufficio un calendario dei carabinieri del 1939 che aveva in copertina sempre lui: Benito Mussolini.
Sembra una storia piccola ma è la fotografia di una certa impunità (sdoganata anche da chi sta molto in alto) da parte anche di chi invece dovrebbe essere tutore delle leggi e della Costituzione, pur dando l’impressione di non averla studiata abbastanza.
Ma in tutta questa storia c’è anche dell’altro che merita di essere raccontato: il carabiniere in Val di Susa è stato segnalato a un parlamentare (che ne aveva fatto oggetto di un’interrogazione parlamentare) da un No Tav nel 2016.
“Il soggetto indagato, condotto presso il suo ufficio, risultava di area antagonista e sottoposto a misure cautelari” insieme ad altre persone tra cui una accusata “di oltraggio a pubblico ufficiale per aver gridato ‘fascista’ a un carabiniere”, scrivono i superiori nella loro lettera con cui hanno preso provvedimenti contro il militare.
Avete letto bene, sì: un No Tav grida “fascista” a un carabiniere, viene denunciato per oltraggio a pubblico ufficiale, portato in caserma e interrogato sotto lo sguardo vigile di Benito Mussolini.
Roba da fare accapponare la pelle se non fosse che queste storie si stanno moltiplicando di giorno in giorno, di ora in ora, come se fossero colorite vicende di cui scrivere scherzosamente nelle colonne dei giornali, in mezzo ai video e alle curiosità.
E invece danno bene l’idea di cosa sia questo tempo buio che sta soffiando non solo tra i commenti dei social o tra la gente al bar ma addirittura nei posti di legge dello Stato.
Leggi l'articolo originale su TPI.it