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    Carabiniere ucciso, Salvini: “Negli Usa c’è la pena di morte per gli assassini”

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 27 Lug. 2019 alle 16:59 Aggiornato il 27 Lug. 2019 alle 17:07

    Carabiniere ucciso, Salvini propone la pena di morte

    Sul caso del carabiniere ucciso a Roma stanno piovendo invettive da parte della politica. Ieri l’area sovranista era stata subito pronta a colpevolizzare i migranti. Oggi, dopo il fermo dei due cittadini americani, Matteo Salvini cambia registro. E per la prima volta evoca la pena di morte.

    A uccidere il carabiniere è stato un americano bianco, ma si grida ancora all’immigrato. Perché? (di L. Tosa)

    Dai lavori forzati alla pena di morte

    Ieri il ministro dell’Interno aveva invocato i “lavori forzati in carcere” per i “bastardi” assassini (cioè una pena non prevista dal nostro ordinamento). Oggi guarda direttamente al sistema americano e alla pena capitale: “Sperando che l’assassino del nostro povero carabiniere non esca più di galera – scrive su Facebook Matteo Salvini – ricordo ai buonisti che negli Stati Uniti chi uccide rischia la pena di morte. Non dico di arrivare a tanto, ma al carcere a vita (lavorando ovviamente) questo sì!”.

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    Carabiniere ucciso, Salvini vuole la pena di morte e Di Maio chiede invece maggiore sicurezza

    Intanto, in mattinata l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, passa all’attacco parlando di condizioni precarie di sicurezza. E la Lega replica: “Basta chiacchiere inutili. Ora la legge droga zero”.

    Il vice premier pentastellato aveva lanciato accuse sull’insicurezza delle nostre città già ieri. “Mario – ha scritto Di Maio su Facebook riferendosi al carabiniere ucciso – si è ritrovato a combattere da solo e non ce l’ha fatta. Mario non se ne doveva andare. E oggi lo Stato deve farsi un grande esame di coscienza”.

    E ancora: “Si poteva evitare tutto questo? Io dico di sì. Chi conosce città come Roma sa benissimo che ci sono condizioni precarie di sicurezza interna, che questi giri di droga, spaccio, violenza, purtroppo, sono all’ordine del giorno in certi quartieri e anche in centro”.

    E conclude: “Io non so di chi sia la colpa, questo non sono io a doverlo stabilire”.

    Nessun indizio di colpa, ma quando si parla di sicurezza il pensiero non può che andare al responsabile del Viminale, il vicepremier leghista Matteo Salvini.

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