Carabiniere ucciso a Roma, Brugiatelli: “Non sono un informatore”
Sergio Brugiatelli, l’uomo a cui i due ragazzi americani hanno rubato lo zaino innescando la serie di eventi che ha condotto alla morte il vice brigadiere Rega, ha fornito alcune precisazioni sul caso del carabiniere ucciso a Roma, prima fra tutte smentendo di essere un informatore, attraverso delle dichiarazioni rilasciate in una nota.
Brugiatelli è una figura centrale nella vicenda, avvenuta nella notte tra il 25 e il 26 luglio, perché è sospettato di aver indicato ai due studenti statunitensi in cerca di droga il pusher a cui rivolgersi. I giovani gli avrebbero poi rubato il borsello per ricattarlo e chiedergli soldi. Ai due americani infatti lo spacciatore avrebbe rifilato aspirina al posto di cocaina.
Tuttavia, il 47enne ha smentito di essere un “intermediario di pusher né, tanto meno, un informatore delle forze dell’ordine”.
“In questi giorni e notti passate pensando alla tragedia che ha distrutto la famiglia del carabiniere che mi ha salvato la vita – si legge ancora nella nota – ho letto e sentito dai media sulla vicenda curiose e false ricostruzioni che proseguono anche dopo la conferenza stampa degli inquirenti”.
Brugiatelli ha poi chiarito che “Nel borsello rubato, oltre al documento d’identità, c’erano anche le chiavi della casa dove vivo con mio padre, che è molto malato, mia sorella e mio nipote”.
Il 47enne, dunque, ha chiarito di aver avvertito il 112 perché ha avuto paura che “potessero far del male a me e soprattutto a loro”.
“Le stesse minacce che avevano rivolto a me, sono state ripetute poco dopo, quando, con il telefono in viva voce, ho richiamato di fronte ai carabinieri il mio numero di cellulare” conclude Brugiatelli nella nota.
A difendere Sergio Brugiatelli erano già stati i parenti e gli amici dell’uomo, i quali avevano smentito categoricamente che il 47enne fosse un informatore delle forze dell’ordine.