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    Campi Flegrei, verbale-shock della Grandi rischi: “Il magma è risalito di 4km, prepararsi ad allerta superiore”

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 25 Nov. 2023 alle 11:14

    Nuovo aggiornamento sullo stato dei Campi Flegrei, da settimane sotto osservazione per il rischio eruzione, dato l’aumento delle’attività bradisismica.

    L’ultima relazione sui Campi Flegrei della commissione Grandi rischi, tuttavia, lancia dei segnali d’allarme inequivocabili, che sarebbero alla base dell’ipotesi lanciata dal ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, di alzare il livello di allerta nell’area da gialla ad arancione. Osservato speciale di questo report, secondo quanto rivela il Corriere del Mezzogiorno, è il magma.

    La commissione Grandi rischi, dopo la due giorni di riunioni del 26 e 27 ottobre, ha redatto una relazione sui Campi Flegrei in questa nuova fase bradisismica. In particolare, si parla non solo di un coinvolgimento del magma, ma più specificamente di una risalita dello stesso da un serbatoio di 7-8 chilometri di profondità a un altro posizionato a 4 chilometri. Questa progressione verso l’alto del magma, secondo gli esperti, sarebbe avvenuta dal 2015 al 2022.

    Per questo motivo i vulcanologi segnalano «l’urgenza di estendere le analisi all’anno 2023» in modo tale da «verificare un trasferimento magmatico dal sistema profondo verso quello superficiale».

    Questi dati testimoniano che il sollevamento del suolo nei Campi Flegrei ha due sorgenti di pressione: una idrotermale e una magmatica. La sfida, ora, è comprendere quale sia il rischio di rottura delle rocce sottoposte a questa pressione. «Non si può escludere – si legge nel verbale – che si possano innescare processi quali sismicità significativa, eruzioni freatiche e risalita del magma verso la superficie». L’attuale deformazione del suolo potrebbe portare a una fratturazione della crosta, si legge nel verbale, con il «raggiungimento di condizioni critiche tra alcuni mesi o pochi anni».

    La conclusione della commissione Grandi rischi è che bisogna approfondire «in modo quantitativo» la capacità di cogliere l’eventuale risalita del magma «soprattutto tra i 4 chilometri di profondità e la superficie». I segnali, in ogni caso, potrebber essere troppo flebili per essere colti e per tanto si esortano le autorità a prepararsi «all’eventuale necessità di passare rapidamente verso un livello di allerta superiore»

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