“Quando sei lesbica in Italia si comportano così i tuoi vicini di casa omofobi. Ho fatto denuncia ma non succede un cazzo. Ogni giorno mi chiamano puttana e pervertita”. Il video delle lacrime di Camilla, una ragazza genovese di 23 anni, ha fatto il giro del web e di tutti i più importanti siti di informazione nel giro di poche ore. E Camilla viene intervistata un po’ ovunque. “Sono perseguitata dai vicini da due anni, un incubo”. “Ora ho la forza di dire basta”. E poi “I sindacati con Camilla”, la solidarietà di migliaia di persone sul web e l’immancabile avvocato delle cause mediatiche Cathy La Torre che si offre subito di assisterla e lo fa sapere alla stampa, per poi lanciarsi in dirette Instagram con la vittima.
Giusto per capirci sullo “stile La Torre”, quando la leader delle sardine Jasmine Cristallo subì le intimidazioni del sindaco leghista di Riace (che pubblicò il suo indirizzo di casa), Cathy La Torre annunciò alla stampa (via Facebook) di assistere legalmente la Cristallo (denunciò il sindaco per aver diffuso i dati della Cristallo). Peccato che la Cristallo lo scoprì, appunto, dalla stampa perché non le aveva mai chiesto di occuparsi della sua vicenda.
Ad ogni modo, tornando al caso di Camilla, va detto che la ragazza ha raccontato una storia molto dolorosa e ci torna perfino oggi, anche sul Corriere della Sera, tramite un video in cui viene intervistata da una giornalista. Dice: “Questa persecuzione è stalking… Con la legge contro l’omotransfobia punire reati commessi per intolleranza sarà più semplice”. “Questo atto vandalico è l’ennesimo atto dopo due anni”. “I vicini se la prendono col mio cane, lesbica di merda pervertita, minacce di morte”. “Non è lite tra vicini, parte tutto dal mio cane di prima…”.
La Torre, immancabilmente presente, aggiunge: “ Non è una lite tra vicini, il movente dipende dalla percezione che ha Camilla, è insultata per il suo orientamento anche se si tratta una lite tra vicini… Se è una lite tra vicini non c’è bisogno di usare certi termini… Il movente, senza legge sulla transomofobia, è indifferente. Sono stati depositati dei video… Questo odio nasce dalla disapprovazione dell’orientamento sessuale di Camilla”.
Insomma, tutto un po’ confuso. Di che liti condominiali stiamo parlando? Perché Camilla e il suo avvocato, così disposte a raccontare alle telecamere questa storia di odiosa omofobia, omettono di narrare gli antefatti? Davvero l’omofobia è il movente o le liti hanno un’origine lontana e ben diversa?
Quello che Camilla non ha narrato è che lei vive in quel palazzo in una bella zona collinare di Genova da tre anni. E che i problemi con alcuni inquilini sono iniziati fin da subito, ovvero quando lei è andata ad abitare lì con il suo ex fidanzato. Ripeto, “fidanzato”. Sebbene Camilla ami ripetere che i vicini avrebbero cambiato atteggiamento quando lei si è fidanzata con una ragazza per sostenere il movente omofobo, le cose non stanno così.
Le liti sono iniziate per colpa dei lavori nella sua casa quando è arrivata e per questioni legate a calcinacci che cadevano dal suo balcone o le scale sporche. Poi per il suo cane che veniva lasciato solo molte ore al giorno, e che alla fine infatti Camilla ha affidato ad altre persone. Poi si è lasciata col suo ragazzo e dopo un po’ ha preso un cane dal canile, lei faceva anche il turno da infermiera di notte e il cane piangeva svegliando i vicini, restava solo per molto tempo.
Gli stessi vicini (ricordo che lei a quel punto era single, non fidanzata con una ragazza) che avevano a loro volta un cane le inviavano messaggi invitandola a prendersi cura del cane. Camilla, secondo testimonianze, rispondeva di farsi i fatti loro. A questo punto pare che il canile abbia avuto molte segnalazioni dagli inquilini, visto che l’animale era in affido. E alla fine il cane è stato riportato al canile proprio da Camilla.
Le discussioni, quindi, iniziano ben prima che Camilla rendesse pubblico il suo (nuovo, per i vicini) orientamento sessuale. E le liti erano accese già in quel periodo, a quanto pare con parole grosse pronunciate da entrambe le parti. Poi Camilla si fidanza con una ragazza, che ha un cane di taglia grossa. Un giorno, davanti al portone, quel cane salta addosso al cagnolino di uno degli inquilini (era in braccio al proprietario) con cui lei aveva avuto già le citate discussioni. Il cagnolino del vicino riporta una ferita alla zampa e gli vengono applicati dei punti (la cosa viene ovviamente denunciata).
Camilla, sempre secondo testimonianze, manda dei messaggi ai vicini in cui dice di avere ragione e si rammarica sarcasticamente che quel cane fosse stato al guinzaglio, perché il suo se lo sarebbe mangiato. Insomma, una situazione che pare ben lontana da moventi come l’orientamento sessuale di qualcuno. Poi la faccenda degenera e qui la storia si fa molto fumosa perché Camilla trova le famose gomme bucate, ma omette di dire che anche i vicini con cui ha litigato hanno le gomme bucate e lo specchietto rotto. Le uniche due macchine ad essere state danneggiate quella notte.
I vicini sporgono denuncia. Litigano di nuovo sotto casa e a quel punto, quando arriva la polizia, chiamata da entrambi, secondo testimoni la discussione si fa pesante, con Camilla e il vicino che si insultano reciprocamente con frasi come “Lesbica”… “Ti infilo il telefono nel…” “Ah, allora sei pervertita”… “Sembri un uomo” “Ah sì ora mi faccio crescere il ca.. coì me lo succhi!”.
Camilla, poco dopo e con la polizia ancora lì, con la madre arrivata a sedare la “rissa”, pubblica subito il video diventato poi virale. Insomma. Frasi omofobe? Sì. Frasi orrende da entrambe le parti? Sì. Il punto però è che nessuno ha sentito la versione dei vicini prima di pubblicare video e versioni di Camilla. E lo stesso avvocato di Camilla evidentemente conosce bene la questione “liti condominiali” e i pregressi, ma evidentemente, per scomodare la questione “stalking” e “transomofobia”, ritiene che questi siano fattori trascurabili. Peccato che le liti siano iniziate quando Camilla aveva un fidanzato e che alcuni insulti omofobi (come riferisce Camilla) così come alcune frasi volgari e ingiuriose di Camilla (come riferiscono dei vicini) sembrino più la deriva di un’antipatia lontana, che un movente.
Di sicuro, tre cani cambiati in tre anni sono un indizio di un qualche problema nella gestione degli animali da parte di Camilla. Inoltre, se davvero le macchine danneggiate sono due, è un po’ azzardato decidere senza prove chi abbia fatto cosa. E in effetti, nell’esposto depositato da Camilla presso le autorità delle gomme tagliate pare non ci sia traccia. In tutto ciò, anche da parte delle associazioni Lgbt forse sarebbe bene accertarsi dei fatti – di tutti i fatti – prima di mobilitarsi nel sostenere vittime che usano le telecamere per denunciare. Soprattutto se sulla storia si fionda all’istante l’avvocato in cerca di telecamere. Mica per altro, la sacrosanta legge contro l’omofobia ha bisogno di testimonial seri e inattaccabili e i casi “Iconize” e simili fanno molto male alla causa.
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