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    Calabria zona rossa: la Regione forza la mano contro il Governo e rischia il commissariamento

    Di Alessia Bausone
    Pubblicato il 6 Nov. 2020 alle 18:03 Aggiornato il 6 Nov. 2020 alle 18:05

    Calabria zona rossa: la Regione forza la mano contro il Governo e rischia il commissariamento

    La Regione Calabria da oggi è “zona rossa”, ossia in lockdown per almeno quindici giorni. Fra gli indicatori e i parametri che hanno causato l’inserimento della Calabria fra le zone a maggior rischio decisiva è stata la veloce crescita dell’Rt (indice di riproduzione della malattia), come confermato dal direttore del settore Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza secondo cui “la criticità per la Calabria nasce da Rt elevato a 1.84, questo vuol dire che anche se in questo momento non c’è un numero di casi particolarmente elevati, Rt ci porta a pensare che c’è un aumento della trasmissione in atto e quindi ci potrebbe essere criticità nel numero dei casi nel prossimo futuro. Inoltre ci potrebbe essere occupazione delle terapie intensive superiore al 50 per cento. Non c’è ora eccesso di casi ma c’è un trend che va verso la criticità, ma nel giro di 2 settimane la situazione può rientrare”.

    Insomma, una decisione presa alla luce dei freddi numeri ma all’insegna della condivisione. Come specificato dal ministro della salute Roberto Speranza: “Le Regioni alimentano i dati con cui la cabina di regia effettua il monitoraggio dal mese di maggio. Nella cabina di regia ci sono tre rappresentanti indicati dalle Regioni”. In questa cabina di regia, come ha ricordato il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, “ci sono  rappresentati il direttore generale della salute, quello della prevenzione e quello della programmazione, l’Istituto superiore della sanità e tre colleghi che rappresentano le Regioni del nord, centro e sud”. I dati al suo interno vengono analizzati, condivisi e validati, con un processo molto preciso, tra Regioni, Iss e ministero e vengono poi assemblati, attraverso 21 indicatori, su cui si esprime un giudizio di pericolosità basso, medio, moderato o alto.

    Domani consiglio regionale straordinario

    Il centrodestra non ci sta e annuncia prese di posizioni politiche ed azioni legali. È stato convocato per domani dal presidente del consiglio regionale (l’”impresentabile” per la commissione parlamentare antimafia) Mimmo Tallini un consiglio regionale straordinario a porte chiuse per le ore 12. L’ordine del giorno? “Emergenza Covid-19 ‘Calabria Zona Gialla’”  che non vuol dire nulla non essendo una proposta di provvedimento, né di altra natura. Gli “interpreti” dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale sussurrano che possa essere proposta una mozione per dare mandato al Presidente facente funzioni (a seguito della tragica e prematura morte di Jole Santelli) per dargli “mandato politico” al fine di adottare una contro-ordinanza che metta fine al lockdown imposto dal Governo nazionale a partire da lunedì e rimandare il “fighting” alle aule giudiziarie (come fu per l’affaire tavolini il 29 aprile scorso quando la Santelli approvò una ordinanza durante il lockdown, poi bocciata dal Tar, che permetteva ai bar di aprire con i tavolini all’aperto).

    Il presidente del consiglio regionale nei giorni precedenti aveva invitato la Regione Calabria ad abbandonare la conferenza Stato-Regioni “essendo praticamente inutile la partecipazione ad una cabina decisionale con cui il Governo ha condannato ingiustamente la nostra regione”. Peccato che il consiglio regionale sia praticamente in prorogatio essendo prematuramente morta la Presidente della Regione. Secondo l’articolo 60 del regolamento interno del consiglio, l’assise guidata dal coordinatore per la provincia di Catanzaro di Forza Italia, Mimmo Tallini, dovrebbe unicamente riunirsi per prendere atto del triste avvenimento e congedare i consiglieri, adottando, come specificato dalla sentenza della Consulta 243 del 2016, solo “atti necessari ed urgenti, dovuti o costituzionalmente indifferibili”, “ovvero che appaiano necessitate sulla base di obblighi fissati dal legislatore statale o comunitario” (come l’adozione della doppia preferenza di genere nella legge elettorale). Il consiglio “del congedo” è previsto per martedì ma tra i poteri che rientrano al consiglio fino ad allora non rientra certo l’attività di azione politica dimostrativa contro il Governo. Insomma, siamo alla forzatura della forzatura e per questo la Calabria rischia il commissariamento contemplato dall’articolo 120 della Costituzione. Lo stesso Presidente facente funzioni Nino Spirlì sembrerebbe in balia dei desideri del centrodestra consiliare, dato che ieri, durante una contestazione di imprenditori in Cittadella Regionale, ha sbottato urlando: “Io sono qui per una sciagura”.

    La candidata “in pectore” di Forza Italia alla Presidenza della Regione: “Zona rossa è un regime”

    La Sindaca di Vibo Valentia in quota Forza Italia e nome attualmente più blasonato quale possibile candidata della coalizione di centrodestra nel succedere a Jole Santelli, Maria Limardo, è un fiume in piena contro la decisione di istituire la zona rossa in Calabria. Secondo la Limardo “questo territorio non merita un isolamento che rischia di essere fatale per la già risicata economia regionale. Ho convocato la mia giunta per discutere sull’attuale situazione e sui provvedimenti da assumere a tutela dei cittadini” annunciando di aver dato mandato all’ufficio legale del Comune al fine di impugnare il provvedimento governativo.

    Eppure è proprio a Vibo Valentia che, secondo quanto reso noto dalla testata calabrese LaCNews24, buona parte dei fondi delle donazioni Covid all’Asp vibonese sono stati utilizzati per acquistare un ecografo per la prostata destinato al reparto urologia di Tropea (costato 165mila euro). Secondo l’atto autorizzativo della spesa l’acquisto rientra nelle “attività del reparto legate all’emergenza Covid-19” ma è difficile trovarne il nesso. Ecco che la situazione disastrata e disastrosa della sanità calabrese ha portato non solo al rinnovo del suo commissariamento da parte del Governo per altri tre anni ma, anche, all’istituzione della zona rossa.

    L’opposizione fiancheggia il Governo Conte bis

    E se il centrodestra calabrese promette battaglie e forzature, l’europarlamentare calabrese del M5S Laura Ferrara ha dichiarato: “Mi lascia basita, al contrario, la levata di scudi della classe politica calabrese in particolare di chi da vent’anni e oltre ha occupato gli scranni più alti della politica regionale ed ha contribuito al totale fallimento della gestione sanitaria calabrese che sappiamo bene arriva da lontano e non dagli ultimi 18 mesi.  Chi governa oggi la Calabria è a conoscenza dei dati oggettivi, condivisi da Governo e Regione, frutto di monitoraggio per cui la Calabria rientra fra le zone ad alta criticità. A questi signori che alzano i toni e protestano per le decisioni adottate dall’esecutivo ricordiamo che il Paese oggi ha l’esigenza di spirito di collaborazione, non di polemiche strumentali”, le ha fatto eco l’unica calabrese al Governo nazionale e sottosegretaria ai beni culturali, Anna Laura Orrico (sempre in quota M5S), secondo la quale: “La Calabria purtroppo è zona rossa da decenni, e fa male leggere che tutta quella classe politica che governa da sempre la mia regione, oggi inveisce contro scelte che hanno un solo obiettivo: tutelare la salute e la vita dei cittadini. Mi piacerebbe chiedere a questi signori dove erano mentre la sanità veniva occupata da sistemi clientelari e mafiosi, dove erano mentre si decretava il piano di risanamento di un debito generato dalle loro stesse scellerate scelte”.

    Il capogruppo del Pd in consiglio regionale Mimmo Bevacqua, invece, giudica la scelta di convocare il consiglio regionale straordinario: ”una vergogna” perché, continua, “non vogliamo sfuggire alle nostre responsabilità politiche ma, dopo avere appreso che è stato convocato, dalla maggioranza e dalla giunta, il Consiglio regionale in seduta straordinaria per discutere della zona rossa, ci preme ribadire al presidente Tallini di non continuare a prendere in giro i calabresi. Basta arroganza, autoreferenzialità e colpi di mano”. Insomma, prima del “congedo”, la situazione politica in Calabria rimane più calda che mai.

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