Caivano, la ricostruzione dell’omicidio: Michele Gaglione ha inseguito la sorella e il suo fidanzato Ciro per 16 minuti
“Ciro ti devo uccidere”: sono queste, secondo l’ordinanza del gip in cui viene proposta una ricostruzione dell’omicidio di Caivano, le parole urlate da Michele Antonio Gaglione, mentre inseguiva la sorella Maria Paola e il suo fidanzato Ciro con l’obiettivo di tagliarli la strada e speronarli, fatto poi avvenuto e che ha provocato la morte della donna e il ferimento del suo compagno. Proprio in base al comportamento adottato nella notte tra venerdì 11 e sabato 12 settembre, il gip del Tribunale di Nola Fortuna Basile ha deciso di convalidare l’arresto, escludendo la concessione dei domiciliari.
Secondo quanto ricostruito, Michele Antonio Gaglione ha inseguito in moto per circa 16 minuti, da Caivano fino ad Acerra, la sorella Maria Paola e il suo fidanzato trans Ciro, mentre i due ragazzi scappavano, anche loro in sella a uno scooter. Lo stesso Gaglione ha ammesso di aver “inseguito la sorella perché voleva riportarla a casa” specificando anche di aver “tentato più volte di tagliargli la strada, al fine di arrestarne la corsa, e ha spinto con la mano o con un calcio lo scooter sempre nel tentativo di fermarlo”. Il fratello della vittima, che non accettava la relazione della sorella con Ciro, un ragazzo trans nato di sesso femminile che si percepisce uomo, sostiene di non aver spinto né sferrato calci al mezzo quando la parente e il suo fidanzato sono caduti. Secondo Gaglione, infatti, è stato Ciro a perdere il controllo del mezzo.
Tuttavia, per il giudice “cambia poco che il Gaglione abbia o meno sferrato il colpo ‘fatale’ con il piede sullo scooter, perché è indubbio, come peraltro ammesso dall’indagato, che lo stesso teneva una condotta di guida pericolosa”. Nell’ordinanza, infatti, si legge che è “indubbio” che “una tale condotta si rivelava pericolosa e idonea alla perdita di controllo dello scooter. «Specialmente in virtù del fatto che si ripeteva più volte durante la corsa”. A dimostrazione di ciò vi è il fatto che “sulla parte sinistra dello scooter sono state trovate impronte compatibili con la suola delle scarpe indossate dal Gaglione”.
Intanto, i genitori di Maria Paola e di Michele Antonio si dicono “certi dell’innocenza di nostro figlio Michele. Non abbiamo mai creduto all’ipotesi dell’aggressione perché conosciamo Michele e il suo amore per Paola”. I Gaglione, inoltre, negano di aver contrastato la relazione tra la figlia e Ciro per motivi di carattere sessuale: “Nella nostra famiglia, umile e cristiana, non c’è spazio per l’odio verso il prossimo e a maggior ragione non c’è spazio per l’odio o la discriminazione per motivi sessuali. Eravamo preoccupati per Paola, ma non per le sue scelte sentimentali o sessuali. Sentivamo il pericolo di una frequentazione con una persona, ad avviso di noi genitori, poco affidabile. La nostra critica era alla persona, mai all’orientamento sessuale. Il tempo dirà se le nostre erano preoccupazioni fondate”.
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