I nuovi contagi salgono in tutta Italia e sempre più regioni sono costrette a fare i conti con l’impennata di casi che sta travolgendo lo Stivale da nord a sud. In Campania De Luca ha iniziato un processo di mini lockdown, chiudendo le scuole per due settimane, nel Lazio e in Lombardia il pericolo di una chiusura resta, visti i numeri. In Veneto Luca Zaia resta al momento cauto. “In Veneto non c’è emergenza sanitaria”, ripete il governatore, salvo precisare “al momento”. Dice che si stanno facendo sempre più tamponi e test rapidi, complessivamente si è superata la soglia dei 3 milioni e che a tutt’oggi “il 97 per cento dei positivi è asintomatico”. Eppure la preoccupazione c’è.
Il Veneto, un po’ come la Campania con De Luca, aveva premiato Zaia alle urne, anche per come il governatore aveva gestito l’emergenza Covid. Un premio che gli era valso oltre il 75% delle preferenze. Ma adesso anche il passo di Zaia sembra incerto e le lamentele dei cittadini – su trasporti e controlli – si fanno più insistenti. Dopo un’estate che aveva visto svuotarsi gli ospedali, i posti letto stanno tornando a riempirsi. Non ai ritmi di marzo e aprile. Ma l’aumento adesso è costante, continuo. Da mercoledì a ieri in Veneto 5 posti letto occupati in più in terapia intensiva. Sempre nell’arco delle ultime 24 ore nuovi 717 casi positivi per un totale da inizio pandemia di 33.920. Gli attualmente positivi adesso sono 7.858, significa 544 in più in una giornata.
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Intanto a Padova, all’ospedale di Schiavonia, già “blindato” nella notte del 21 febbraio dopo la morte del primo paziente italiano colpito da Covid, un medico e due infermieri del pronto soccorso sono risultati positivi. Sono così scattati i tamponi di massa per 127 colleghi dello stesso reparto e della radiologia.
I problemi riguardano anche la mobilità: gli autobus dovrebbero viaggiare con una capienza ridotta del 20% e invece non è proprio così. La denuncia arriva dal Mattino di Padova che rivela: “In una mattinata qualunque, gli autobus viaggiano con decine e decine di studenti stipati. In piedi, senza alcuna distanza di sicurezza, qualcuno addirittura con la mascherina sotto il naso. Come nelle vituperate discoteche ma senza musica. Come nei pericolosissimi assembramenti della movida ma senza alcol. Così migliaia di studenti ogni mattina si dirigono a scuola. Gli orari di punta, quelli in cui gli autobus nonostante l’emergenza sanitaria sembrano più dei carri bestiame, sono dalle 7.30 alle 8 e dalle 12 alle 14”. “Nessun controllo sulla capienza. Chi deve controllare che l’autobus viaggi all’80% della capienza? Gli stessi autisti dicono che la confusione regna sovrana”.
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