Bimbo ridotto in fin di vita, confessa il compagno della nonna: “Aveva disubbidito”
Un bambino di sei anni è in fin di vita dopo aver subito un pestaggio brutale nella casa della nonna e del compagno. La coppia è indagata per lesioni gravissime, dopo aver inizialmente mentito sulla causa delle ferite subite dal bimbo, attribuite a un incidente mai avvenuto. Il bambino è invece ricoverato al Gaslini di Genova in coma farmacologico, dopo aver subito fratture a otto vertebre e a un braccio, lesioni alla milza e il collasso di un polmone. Le sue condizioni sono gravi e non migliorano.
Il piccolo era stato lasciato ai due il 19 dicembre scorso, insieme al fratello di cinque anni. Secondo la confessione del compagno della nonna, sarebbe stato lui a ridurre il bambino in quelle condizioni, per aver disobbedito a un semplice ordine: quello di non entrare nella sua stanza. Una spiegazione che non convince gli inquirenti, spinti a indagare su altre piste anche per la parole del fratello.
L’ipotesi è che a scatenare la furia sia stato qualcosa detto da uno dei fratelli, ma non si esclude anche la possibilità di abusi. Dopo il pestaggio, i due hanno poi riportato il bambino in fin di vita al padre, raccontando che era stato colpito da un’auto vicino casa dopo essersi allontanato. I filmati delle telecamere non avevano però rilevato il passaggio dei veicoli.
“Non posso sopportare che al mio bimbo sia stato fatto questo”, ha scritto su Facebook il padre, che ha un esercizio commerciale a Ventimiglia. L’uomo non riesce a darsi pace anche per le responsabilità della madre a cui aveva affidato il piccolo. “Non lo posso sopportare. Ha avuto anche la faccia di venirmi a dire in ospedale “forza”! Devi marcire lentamente”.