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    Il bimbo abbandonato all’ospedale ha già trovato famiglia: “Non ci siamo accorti del grido di aiuto di quella mamma”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 10 Apr. 2023 alle 13:52 Aggiornato il 10 Apr. 2023 alle 13:52

    Il bimbo abbandonato all’ospedale ha già trovato famiglia

    Enea, il bimbo abbandonato al Policlinico di Milano nella mattinata di Pasqua, ha già trovato famiglia: lo ha fatto sapere l’ospedale attraverso una nota.

    Il piccolo, che sta bene, è stato ritrovato nella Culla per la vita, strutture concepite per permettere alle mamme in difficoltà di lasciare i loro neonati nel completo anonimato e in assoluta sicurezza per i piccoli, con accanto una lettera, firmata dalla mamma, ma scritta come se a parlare fosse il bambino.

    “Ciao mi chiamo Enea – si legge nella missiva – Sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile”.

    Ora, la lieta novella da parte del Policlinico: “Il tribunale affiderà il piccolo a una famiglia che si era già resa disponibile ed era stata valutata idonea per accogliere un bambino abbandonato”.

    “Il piccolo Enea resterà con noi il tempo tecnico necessario perché il Tribunale dei minori lo possa affidare a una famiglia idonea, di solito bastano poche settimane” ha precisato a La Repubblica il professor Fabio Mosca.

    “È un bel bambino sano e vispo, un bambino che è stato ben accudito e molto amato da questa mamma che ha dovuto abbandonarlo, perché evidentemente noi non siamo stati in grado di ascoltare il suo grido di aiuto. Siamo stati noi a sbagliare, dovremmo essere più in grado di intercettare il bisogno di queste donne disperate che sono costrette a compiere questo gesto” ha aggiunto il medico.

    “Il biglietto che questa mamma ha lasciato nella culla vicino a Enea racconta tutta la sua sofferenza – dichiara ancora il dottore – Sono parole scritte col cuore. Si percepisce il dispiacere, il dolore che l’ha portata a fare questa scelta, che non è scriteriata, ma dettata dalla convinzione, evidentemente di non potercela fare da sola”.

    “È un appello alla società intera, siamo noi che dobbiamo chiederci perché questa mamma si è sentita così abbandonata da fare un gesto così disperato. Deve sapere che qui lei troverà una porta aperta se volesse tornare sui suoi passi. Siamo qui per aiutarla. Il problema è la sordità delle istituzioni di fronte a problemi sociali di questa gravità, non il suo senso di difficoltà di fronte a questa nuova vita. E se non se la sente, stia tranquilla, qui il bambino è in mani sicure”.

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