Rivoleva la “sua libertà”. Voleva liberarsi della figlia perché “considerata un peso”. Così ha spiegato al giudice per le indagini preliminari quello che ha fatto Alessia Pifferi, la madre della piccola lasciata morire di stenti a Milano. La donna ora è nel carcere di San Vittore a Milano con l’accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi. A lei è stata contestata anche la premeditazione. Ha lasciato la figlia di 16 mesi Diana a casa da sola per sei giorni: di fianco al suo letto un biberon con un po’ di latte. Senza nessuno scrupolo ha chiuso la porta della sua casa di via Parea e ha raggiunto il compagno nella Bergamasca. Quando lunedì scorso è tornata a Milano con l’uomo per alcuni affari non è neanche passata da casa. Secondo gli inquirenti, ha lasciato morire la figlia di stenti.
Cosa sia successo con esattezza sarà l’autopsia a rivelarlo nel dettaglio. Così come gli esami disposti per analizzare il latte del biberon riveleranno se la piccola sia stata sedata. A insospettire gli investigatori e inquirenti è il fatto che la piccola non ha mai pianto. Nessun vicino ha mai sentito gradi o pianti. Come è possibile che la piccola di un anno e mezzo sia stata in silenzio per tutte le ore di agonia? Dagli indagini è emerso che la donna aveva partorito la piccola nella casa di Leffe proprio dell’attuale compagno. La donna ha spiegato di non sapere di essere incinta e di non sapere chi fosse il padre della piccola. Dopo il parto la coppia si era separata per riavvicinarsi qualche mese fa. Settimana scorsa però al compagno la donna avrebbe detto che la figlia era al mare con la sorella.