Beatrice Venezi: “I nomi al femminile non risolvono niente, le lotte importanti sono altre”
Beatrice Venezi, la direttrice di Orchestra che ha co-condotto la quarta serata del Festival di Sanremo, torna sulle parole pronunciate sul palco dell’Ariston, quando ha dichiarato di voler essere chiamata “direttore” e non “direttrice”, suscitando diverse polemiche. “Sono anni che dico di essere un direttore d’orchestra: farlo all’Ariston ha avuto un altro peso”, afferma Venezi, 32 anni e originaria di Lucca.
“Lo rifarei. Penso che le lotte importanti, quelle che concretamente cambiano qualcosa siano altre. L’ambiente da cui vengo è conservatore. Ci sono le figure del Maestro e del Direttore d’orchestra. La declinazione al femminile non solo non aggiunge niente – non sento la necessità del femminile per sentirmi riconosciuta – ma ci sono dei connotati peculiari: maestra rimanda alla maestra di scuola, un altro lavoro. Se l’obiettivo è avere pari opportunità che senso ha sottolineare una differenza di genere, dividere sempre più così da arrivare a una ulteriore disparità. Io voglio essere una tra i vari direttori d’orchestra. Nei Paesi anglofoni si dice conductor”.
“Potremmo puntare a un termine neutro”, continua la musicista. “Ma prima mi concentrerei sul farlo diventare un lavoro a cui possano accedere egualmente uomini e donne. Ho lavorato sodo per quello che faccio, conoscendo i pregiudizi e le difficoltà che incontrano le donne: non si risolvono declinando al femminile. È una tematica polemica un po’ sterile, penso anche per le giovani generazioni. Oltretutto credo che non ci sia niente di più potente che essere chiamata direttore e arrivare donna, con i capelli biondi e un bel vestito. Dimostro il mio valore con il lavoro”.
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