Il programma tv Zona Bianca getta nuove ombre sulle iniziative di beneficenza di Chiara Ferragni. Questa volta al centro della scena c’è la bambola realizzata da Trudi ispirandosi alla figura dell’influencer.
Nel 2019, dopo il grande successo di vendite, Ferragni aveva lanciato un’edizione limitata della bambola annunciando che i ricavi sarebbero stati destinati all’associazione statunitense Stomp Out Bullying, una no-profit che si occupa di lotta al cyberbullismo.
Ora, però, i giornalisti di Zona Bianca, in onda su Rete 4, hanno scoperto che nel report annuale del 2019 dell’associazione né il nome di Chiara Ferragni né quello di alcuna delle sue società compaiono nell’elenco dei donatori o in quello dei partner.
Non solo. L’amministratrice delegata dell’associazione, Ross Ellis, dice di non sapere chi sia l’influencer e di non aver mai ricevuto da lei nessuna donazione. “Non sappiamo chi sia questa donna e non abbiamo mai ricevuto una donazione”, ha risposto Ellis alla giornalista di Zona Bianca che l’ha contattata su Linkedin.
Secondo quanto rivelato nelle scorse settimane dal quotidiano La Verità, la bambola Trudi griffata Chiara Ferragni è tra le operazioni commerciali al vaglio della Procura di Milano, che dopo il caso del pandoro Balocco ha aperto un’inchiesta per truffa aggravata a carico della stessa Ferragni e di Alessandra Balocco, presidente e amministratrice delegata della Balocco.
The Blonde Salade (Tbs), la principale società di Chiara Ferragni, nei giorni scorsi aveva diffuso una nota in cui si precisava che “i ricavi derivanti dalle vendite di tale bambola, avvenute tramite l’e-commerce The Blonde Salad, al netto delle commissioni di vendita pagate da Tbs al provider esterno che gestiva la piattaforma e-commerce, sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019”.
“Il tutto – proseguiva la nota di The Blonde Salade – è avvenuto, quindi, totalmente in linea con quanto comunicato sul canale Instagram di Chiara Ferragni e sugli altri riconducibili a Tbs Crew Srl. L’impegno a favore di Stomp Out Bullying ha riguardato, come dichiarato nei materiali di comunicazione, esclusivamente le vendite delle bambole fatte sul canale e-commerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi”.
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