Bambino suicida a Napoli, lo psicologo: “Monitorate i bambini in rete, navigano anche di notte”
Un bambino di undici anni si è tolto la vita, lanciandosi dal balcone di casa: la vicenda è accaduta a Napoli, quartiere Chiaia. Il bambino, prima di compiere il gesto estremo, ha inviato un sms alla madre, spiegando di dover “seguire l’uomo nero col cappuccio”. Gli inquirenti quindi sospettano che il piccolo stesse seguendo una sorta di challenge mortale, sempre più diffuse sul web. Guido Orsi, criminologo e psicologo, è stato intervistato da Leggo e ha spiegato che, a quell’età, non è facile comprendere appieno ciò che si sta vivendo. “Stiamo parlando di un undicenne, si è più facilmente coinvolgibili dal punto di vista emotivo e non si hanno ancora tutte le capacità per comprendere pienamente certe situazioni. I siti esca giocano proprio sulla componente emozionale”.
Come precisa lo psicologo, il primo segnale d’allarme è il tempo che i bambini trascorrono in rete. “I genitori dovrebbero sempre tenerlo sotto controllo, specie di notte. Si sottovaluta la navigazione attraverso i telefonini, eppure è proprio via cellulare che molti adolescenti stanno in Rete fino a tardi. L’età li rende più suggestionabili. La stanchezza abbassa le difese. Perdono la cognizione del tempo e di quello che stanno facendo”. Sintomi che creano dipendenza, ha sottolineato lo psicologo Orsi. E, quando parla di perdere la cognizione di ciò che si sta facendo, può intendere anche quello che è accaduto al piccolo nel napoletano, gettarsi dal decimo piano del palazzo credendo che non sia reale. “Purtroppo sì, si può entrare in una situazione dissociativa e si può non essere in grado di capire ciò che sta accadendo”, ha precisato lo psicologo a Leggo.
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