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    Autostrade torna allo Stato: i Benetton incassano 2,4 miliardi

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 1 Giu. 2021 alle 10:52 Aggiornato il 1 Giu. 2021 alle 11:31

    Autostrade torna allo Stato: i Benetton incassano 2,4 miliardi

    A tre anni dal crollo del ponte Morandi Autostrade per l’Italia torna nelle mani dello Stato. Il nodo si conclude con una buona uscita per i soci di maggioranza di Atlantia, i Benetton, pari a 2,38 miliardi, ovvero il 30 per cento di quanto spetta in totale alla Holding controllata dalla dinastia di Pozzano Veneto che gestiva l’Autostrada A10 nella tragica estate del 2018, secondo l’offerta elaborata dal consorzio formato da Cassa depositi e prestiti con i fondi Blackstone e Macquarie.

    Non una revoca, dunque, ma un acquisto che ha fatto seguito all’accordo di massima raggiunto dalla ex Ministra per le Infrastrutture Paola De Michelis a luglio scorso: questo prevedeva che la cosiddetta cassaforte dello Stato entrasse nel capitale di Autostrade per l’Italia con i due fondi privati, acquistando da Atlantia la quota di maggioranza. Ieri la trattativa per fissare il prezzo si è conclusa: Aspi vale 9,5 miliardi. L’88 per cento detenuto da Atlantia ne vale così 7,9, di cui 2,38 spetteranno ai Benetton, che detengono il 30,2 per cento della Holding. Questa però non potrà distribuire la somma agli azionisti sotto forma di dividendi per circa due anni.

    Un duro colpo per i familiari delle 43 vittime che hanno perso la vita il 14 agosto del 2018, e che avevano chiesto fino all’ultimo di interrompere la trattativa. Si dicono amareggiati. “Non sono sorpresa dell’OK degli azionisti di Atlantia, sarebbe stato come rifiutare un terno al lotto. Io auspico che, visto che Cdp avrà l’ultima parola, spero ci sia un ripensamento e che la contrattazione non vada avanti”, ha detto Egle Possetti, portavoce del Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi.

    Esulta invece l’ex Ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli, che nell’estate del 2018, in pieno governo giallo-verde, si fece portavoce della richiesta dell’esecutivo di revocare la concessione ad Autostrade: una misura che dopo varie trattative non si è mai concretizzata, anche perché in Atlantia, accanto alla famiglia Benetton, ci sono il fondo sovrano di Singapore Gic, le banche Hsbc e Lazard e soprattutto il fondo speculativo Tci, che si è subito appellato alla Commissione europea invocando il rispetto del contratto di concessione e ha chiarito che non avrebbe mai accettato un’offerta inferiore ai prezzi di mercato.

    “Capitolo chiuso!”, ha scritto su Twitter Toninelli. “I 3mila km di Autostrade passano sotto il controllo pubblico. Finalmente d’ora in poi sicurezza e qualità del servizio prevarranno sulla smania di profitto. Avremmo preferito la revoca, ma senza il M5s non ci sarebbe neppure questo risultato intermedio”, ha aggiunto. Per ora la gestione è effettivamente nelle mano dello Stato, che tramite Cdp controllerà il veicolo al 51 per cento, mentre il restante 49 per cento sarà detenuto in quote paritetiche da Blackstone e Macquarie.

    Per dare il via libera agli accordi vincolanti bisognerà attendere la riunione del Cda che si terrà il prossimo 10 giugno. La firma è attesa entro fine mese. Poi dovrà essere approvato il nuovo Piano economico finanziario, il cui iter è in stallo dallo scorso anno in attesa della cessione. Come scrive il Fatto Quotidiano, Avvocatura dello Stato, in un parere reso all’inizio del 2020 al governo Conte II, ha fatto presente di non poter “escludere che, in sede giudiziaria (nazionale o sovranazionale) possa essere riconosciuto il diritto di Aspi all’integrale risarcimento”.

     

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