Per Autostrade ore cruciali prima della decisione sulla revoca
Sono ore decisive per la procedura di revoca delle concessioni sulla rete autostradale ad Aspi. Incalzata dal governo, Autostrade ha fatto una proposta da 3,4 miliardi di euro a titolo di risarcimento per la vicenda del ponte Morandi. Un piano che comprende le compensazioni per il sistema-Genova, gli investimenti aggiuntivi sulla rete rispetto a quelle programmate nell’ultimo piano economico-finanziario. Nel testo della proposta c’è anche la rinuncia tombale a qualsiasi contenzioso. E l’abbassamento delle tariffe, come hanno chiesto i tecnici del dicastero guidato da Paola De Micheli, per ridurre del 3 per cento il rendimento per gli azionisti sul capitale investito portandolo al 7 per cento lordo come prescrive il modello dell’Authority dei Trasporti che la società accetterebbe in toto.
Il premier Giuseppe Conte aveva dato a Aspi un ultimatum per il week-end e valuterà se accettare i 3,4 miliardi di risarcimento di Autostrade o procedere con la revoca. “Non possiamo più regalare soldi a nessuno. Men che meno ai privati”, ha detto il presidente del Consiglio.
Conte appoggia la revoca
Il modello che il presidente del Consiglio ha messo a punto col ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, prevede non solo che il controllo di Aspi torni pubblico, ma che la holding di famiglia esca dal capitale. “Neanche un’azione deve rimanere ai Benetton”, è la linea di Conte. Luigi Di Maio glielo ha detto chiaro, scolpendolo sui social: “Non devono più gestire. Non dopo tutto quel che è successo a Genova, il crollo del ponte Morandi, le 43 vittime ancora senza giustizia”.
Una posizione confermata dalla ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli: “Abbiamo ancora poche ore per attendere questa risposta – ha affermato – credo che Aspi sia nelle condizioni di capire e di sapere, dopo un lungo percorso che ha attraversato questi mesi, che cosa è quell’interesse pubblico indicato dal presidente del Consiglio”. Il consiglio dei ministri, stando alle ultime indiscrezioni si dovrebbe riunire martedì 14 luglio per discutere il dossier.
Le quote Aspi
Inizialmente sembrava che Aspi fosse intenzionata a chiedere una modifica alle norme sul tariffario per rendersi più appetibile sul mercato. Ma la notizia è stata smentita. La questione si lega a doppio filo con il cambiamento dei vertici: la maggioranza giallorosa è compatta nel chiedere ai Benetton di fare un passo indietro. La famiglia attualmente controlla il 30 per cento di Atlantia che, a sua volta, possiede l’88 per cento di Aspi. L’ipotesi è che scenda sotto il 50 per cento, lasciando il controllo a Cassa depositi e prestiti, al fondo F2i o ad altri fondi come l’australiano Macquaire. Un passaggio fondamentale che si verificherebbe in modo contestuale all’aumento di capitale. Se così non fosse – o se una parte del governo non dovesse accettare il compromesso con i Benetton – l’unica alternativa sarebbe la revoca.
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