L’Agenzia europea per i medicinali (Ema) renderà noto oggi il verdetto sul vaccino AstraZeneca, dopo la nuova revisione svolta sui sospetti effetti collaterali che hanno portato alla sospensione precauzionale delle somministrazioni del vaccino anti-Covid in 16 Paesi Ue, tra cui l’Italia. Dall’Ema ci si aspetta una decisione in senso positivo, che raccomanderà ai governi di riprendere l’uso del vaccino anglo-svedese, in quanto – come già ribadito dalla direttrice Emer Cooke martedì scorso – il rapporto tra benefici e rischi del vaccino resta positivo.
Da quanto trapelato da Bruxelles e riportato da Alberto D’Argenio su Repubblica, il via libera degli gli esperti del Comitato per la sicurezza dei medicinali (Prac) potrebbe essere accompagnato dall’indicazione che sono stati riportati eventi avversi estremamente rari di trombosi (11 casi su 5 milioni di vaccinati con AstraZeneca). Al momento, infatti, non c’è l’evidenza di una correlazione tra trombosi e vaccinazione, ma non si può nemmeno escludere al 100 per cento un collegamento.
Questo, in concreto, potrebbe tradursi nella semplice aggiunta di un’avvertenza in più nel foglietto illustrativo, anche se gli eventi sono, appunto, tanto rari da non avere rilevanza statistica. In seguito, l’Ema continuerà ad approfondire il dossier e le autorità nazionali potrebbero scegliere di attivare un meccanismo per monitorare eventuali sintomi da trombosi in coloro che hanno ricevuto questo vaccino.
In Italia chi rinuncia al vaccino finirà in coda
Dopo il via libera, l’Italia sarà pronta a riprendere le vaccinazioni con AstraZeneca e l’intenzione è quella di “riassorbire” il ritardo dovuto alla sospensione. Per riuscirci, facendo i conti anche con le possibili conseguenze psicologiche dello stop (e quindi con una certa diffidenza verso questo vaccino), l’idea è quella di scegliere almeno nei primi giorni la strada di un leggero overbooking, come anticipa il Corriere della Sera. Sarebbe quindi chiamato un numero di persone maggiore rispetto allo dosi disponibili di AstraZeneca, mettendo in conto che una parte di queste persone non si presenterà.
Un altro meccanismo, che è già in vigore ma che ora potrebbe assumere un altro peso, è la previsione che chi rinuncia al vaccino (sia nel caso che non si presenti ad un appuntamento già prenotato, sia nel caso non si prenoti prima della scadenza prevista per la propria categoria) passa in coda e scorre alla fine della lista, e dunque potrebbe essere vaccinato almeno fra tre mesi. Questa consapevolezza potrebbe incentivare le persone a presentarsi all’appuntamento, perché altrimenti rischierebbero di essere vaccinate per ultime.
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