Dottor Burioni, come sta?
(Sorriso). La devo fermare.
Di già?
Ho fatto un fioretto.
Quale?
(Sospiro). Mi sono ripromesso di non commentare nel merito quello che sta accadendo su AstraZeneca.
Non mi dice la sua opinione sul mix delle seconde dosi, il tema del momento?
Nemmeno morto.
Possibile?
Assolutamente si. Me lo chiedono tutti, cosa penso. Ma io, pensi, non l’ho detto neanche a mia moglie.
Addirittura? Facciamo così. Lo dica solo a lei, e a me.
Ehhhh…
Lei sa che tutti hanno bisogno di risposte.
Guardi: io ieri ho ricevuto 1200 mail di persone disperate. Oggi la chiamata di una cara amica tutt’altro che no-vax. Una di quelle che aveva la massima fiducia nei vaccini…
E lo stato d’animo della signora quale era?
È lo stesso di tutti quelli che mi scrivono: sconcerto, disagio, sfiducia.
Allora mi dica cosa pensa del mix.
Ho consegnato a mia moglie il vinile di Beatles for sale.
Originale?
È una delle cose più care tra i beni materiali che ho sulla terra.
Cosa c’entra?
Le ho detto: se vedi una mia dichiarazione sul tema scelte sanitarie del governo su AstraZeneca prendilo a martellate.
Ma lei mi sta già dicendo molto.
Non sul tema del mix, della sua sostenibilità tecnica.
Perché?
Non è opportuno che io dia un mio parere, adesso. Però…
Cosa?
Posso dirle molto invece, sulla comunicazione di queste nuove strategie.
E come le giudica?
Le scelte fatte sul piano comunicativo? Un disastro.
Adesso riconosco il vero Burioni.
Noi abbiamo detto alla gente, su questo vaccino, tutto e il contrario di tutto.
Ricapitoliamo.
Che era sicuro. Poi che era sicuro solo per i giovani. Poi che lo era solo per gli anziani. Poi lo abbiamo sospeso due volte. Poi abbiamo convocato gli open day di AstraZeneca.
E adesso?
Oggi lo cancelliamo, con un milione di persone che si sono fidate del sistema e hanno già la prima dose in corpo. Ma cosa deve pensare la gente?
Come lo spiega?
Scriva bene queste parole: Quando si decide nell’interesse pubblico ci vuole sangue freddo.
E non c’è stato sangue freddo?
Mi pare assolutamente chiaro che non ci sia stato.
Perché?
Senta, sono in macchina tra Roma e Milano. Potrei parlare per ore.
Facciamolo.
Si metta comodo. Sta intervistando uno che, per aver detto la sua opinione sui vaccini, si ritrova i carabinieri sotto casa.
Roberto Burioni è ironico, nel suo stile, ma non nasconde l’amarezza e il disincanto. È uno dei virologi più noti, in Italia, ma dall’inizio della pandemia si è costretto a lunghi periodi di silenzio: oggi parla, ma solo a determinate condizioni. In questa intervista spiega perché.
Professor Burioni, se uno legge le sue parole potrebbe domandarsi perché questo silenzio stampa sul tema delle seconde dosi.
Si è creato un pericoloso cortocircuito tra comunicazione e strategie sanitarie.
A cosa si riferisce?
Si può fare qualsiasi scelta, se ovviamente si è convinti di una cosa, ma bisogna in primo luogo comunicarla.
Perché?
Perché la gente ha diritto a sapere che cosa scegli e perché lo fai. Ha diritto di misurare la tua credibilità, il senso di quello che dici e delle tue scelte.
Ma questo cosa c’entra con le sue opinioni di virologo?
Perché non siamo noi che stiamo decidendo questi cambiamenti nel piano vaccinale. Deve essere chi decide a comunicare perché lo fa! Non certo io.
Questo mi pare il minimo.
Invece accade il contrario. Chi decide non spiega nulla, e noi dobbiamo fare supplenza spiegando o combattendo le scelte. Questo non va bene. In nessuno dei due casi: capisce?
Mi faccia un esempio.
Io comunico quello che ritengo sia giusto comunicare. Due giorni fa, per aver detto che era giusto vaccinarsi, ho ricevuto centinaia di insulti e minacce. Ci sta, sono preparato.
A cosa non è preparato?
Ad assumermi responsabilità non mie, o a combattere scelte altrui. Se al silenzio delle autorità che decidono si risponde con la caccia all’opinione dei virologi il cortocircuito diventa completo.
Forse capisco il suo ragionamento. È come se ci intestaste voi quelle scelte.
Esatto.
Però anche noi abbiamo il dovere di provare ad informare.
Ma infatti fate bene a fare le domande. Fate tutte le domande. Noi sceglieremo a cosa rispondere e a cosa no.
Perché siamo arrivati a questo?
Mi ascolti. Tutte le volte che le autorità politiche prendono una decisione sulla base dell’emotività e della ricerca del consenso, costringendo le autorità sanitarie a rincorrerle o a smentirle il sistema va in tilt.
Quindi lei dice: anche se ho la mia opinione non voglio contribuire a questo cortocircuito che alimenta la sfiducia.
Esattamente: lei si rende conto di cosa è accaduto?
No, me lo dica lei.
Oggi gli spaventati e gli incerti sono proprio quelli – vedi la mia amica – che fino a ieri avevano più fiducia nel sistema.
Questa per lei è la cosa più grave.
Certo. Una campagna vaccinale è essenzialmente due cose: logistica più fiducia. Se viene meno uno dei due ingredienti tutto va in fumo.
Perché?
Perché un farmaco è prima di tutto fiducia.
Quindi lei cosa consiglia a chi è già vaccinato con la prima dose?
(Ride). Ahhhh…. Glielo ho detto: tengo molto a quel vinile dei Beatles.
Dirò a sua moglie di non romperlo.
Ho giurato. Ma perché non si interroga sugli altri silenzi? Su cosa sta accadendo?
Ovvero?
A lei pare normale che non ci sia una voce del Comitato tecnico scientifico che spiega?
E chi dovrebbe essere a parlare?
Secondo me Mantovani. Una persona con una voce autorevole, uno disinteressato. Ma ci sono altri silenzi incredibili.
Quali?
A lei pare possibile che non ci sia stata una riga di commento da parte di AstraZeneca?
Sono sotto attacco.
Appunto, dico io! Gli stanno facendo a pezzi il vaccino e non c’è nessuno che lo difenda?
Forse sono sotto choc?
Non credo. Lei provi a dire che la Nutella fa male e le arrivano quattro avvocati a pignorarle la casa.
E allora me lo spieghi lei.
Sta accadendo qualcosa che non è spiegabile solo con strumenti di analisi tecnico-scientifici. Qui sono coinvolte multinazionali che hanno dieci miliardi di profitti.
Mi suggerisce che ci sia un tacito patto di spartizione del mercato?
Non posso suggerire nulla. Non ho strumenti per dirlo. So che tutte le volte che si prendono decisioni sulla vita delle persone, giuste o sbagliate, si ha il dovere di comunicarle. E questo non sta accadendo.
E a chi giova?
A nessuno. È solo per la gioia dei no-vax.