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    All’asta il volantino che rivendicava il sequestro di Aldo Moro: offerte già oltre gli 11mila euro

    Credit: Bertolami Fine Art
    Di Maria Elena Marsico
    Pubblicato il 7 Gen. 2022 alle 13:03

    Un volantino, 80 righe di testo scritte su entrambe le facciate che si chiudono con la data “16 marzo 1978” e la firma “Per il Comunismo Brigate Rosse”. È il primo di una serie di comunicati distribuito all’indomani del rapimento di Aldo Moro e che è all’asta fino al 18 gennaio 2022. Parte da una base di 600 euro ma ha un valore stimato tra i 1300 e i 1700 euro.

    Trentadue centimetri per ventidue, questa la misura del documento ciclostilato su carta che riporta le motivazioni del rapimento dell’allora presidente della Democrazia Cristiana. “Presenta lievi strappi ai bordi, foglio piegato in quattro che lascia leggere pieghe centrali ma in complesso è in condizioni molto buone”, si legge nella descrizione online pubblicata dalla casa d’aste Bertolami Fine Art di Roma che ha proposto in vendita il drammatico documento.

    È il lotto numero 43, si trova nel catalogo “Autografi & Mirabilia” e al momento le offerte sono 37 con un’offerta attuale di 11mila euro. “Questo fu il primo di una serie di comunicati che seguirono fino all’epilogo con la soluzione finale della vicenda Moro. Drammatico testo di propaganda, redatto e fatto pervenire alle organizzazioni giornalistiche perché divulgassero le motivazioni del rapimento, e le ragioni politiche di lotta di classe che spingevano la rivoluzione brigatista negli anni ’70 ad essere così violenta”, si legge nella descrizione.

    E ancora: “Il volantino con intestazione Brigate Rosse e la stella a cinque punte all’interno di un cerchio, inizia recitando: giovedì 16 marzo un nucleo armato delle brigate rosse ha catturato e rinchiuso in un carcere del popolo Aldo Moro, presidente della democrazia cristiana”. Nove, in totale, i comunicati diffusi nei giorni di prigionia di Moro, fino all’assassinio avvenuto il 9 maggio 1978.

    La vendita del documento ha generato polemiche sui social. “Tutto molto triste. Venderlo, comprarlo. Spero in un sussulto di pietà a sottrarre una memoria così dolorosa al mercato della dignità”, scrive in un tweet Filippo Sensi del Partito Democratico. “Mettere all’asta il volantino originale delle Brigate Rosse, con il quale i terroristi rivendicarono la strage di via Fani, è una vergogna”, dice Giorgia Meloni. “A che titolo una casa d’aste mette in vendita un documento (storico) delle Br sul caso Moro? Perché un atto derivante da procedimenti giudiziari diventa proprietà privata da commerciare? Che trafila c’è stata? Con Filippo Sensi farò un atto di sindacato ispettivo parlamentare” scrive Enrico Borghi, responsabile politiche per la sicurezza Pd, su Twitter.

    Il ministero della Cultura ha, inoltre, comunicato di aver disposto una verifica sul ciclostile n.1 delle Brigate Rosse. Mentre sul blog insorgenze.net, Paolo Persichetti, ex Br e oggi ricercatore storico, scrive: “Il volantino di rivendicazione del sequestro Moro messo all’incanto con base d’asta 600 euro non è uno dei nove comunicati originali stampati con la famosa Ibm a testina rotante in light italic fatti ritrovare a Roma il 18 marzo 1978 dalle Brigate rosse”. Si tratta di un testo di cui esistono “centinaia di copie” e perciò “Non ha grande rilevanza storica”. Aggiunge anche che: “non è la prima volta che delle case d’asta mettono all’incanto dei volantini o materiale scritto dalle Brigate rosse”.

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