I lavoratori italiani, francesi, belgi e tedeschi di Arcelor Mittal lanciano l’idea di uno sciopero europeo per protestare contro la drammatica situazione che si trovano a fronteggiare i colleghi dell’ex Ilva di Taranto.
La proposta parte dai consigli di fabbrica di Dunkerque, Fos sur mer, Brema, Duisburg, Amburgo, Eisenhuttenstadt, Liegi e Genova, riuniti oggi, mercoledì 13 novembre, a Villa Bomborini, Genova, per il coordinamento europeo dei consigli di fabbrica della siderurgia.
“La crisi dell’acciaio attraversa tutta l’Europa e la necessità di collegare a livello europeo le battaglie dei lavoratori è più che mai evidente. È una vecchia storia: quando gli affari vanno bene i grandi gruppi fanno i miliardi, ma se il ciclo rallenta lo vogliono far pagare ai lavoratori”, si legge nella nota congiunta. “Per questo serve un sindacato europeo, una contrattazione europea e uno sciopero europeo”.
Il coordinamento ha espresso solidarietà ai colleghi dell’ex Ilva ,precisando che “i lavoratori sono gli unici che possono difendere i propri interessi” e che “occorre anche alzare lo sguardo e collegare le lotte dei metalmeccanici in un quadro europeo”.
“Lo sciopero europeo sarebbe l’aspirazione massima”, dice all’Ansa Massimiliano Repetto, Rsu di Novi Ligure. Lo stabilimento del basso Piemonte non ha al momento nessun lavoratore in cassa integrazione: “Al momento siamo quelli che sono stati toccati meno dai problemi di Taranto”, spiega. “Ma è chiaro che i problemi dell’acciaio e di Mittal sono europei, non più nazionali”.
“È importante avere la possibilità di organizzare uno sciopero europeo visto che Arcelor Mittal sta tenendo in ostaggio migliaia di lavoratori scambiando le fluttuazioni del mercato con una crisi generalizzata come quella che ci fu qualche anno fa”, aggiunge Philippe Verbeke, coordinatore nazionale Cgt, dallo stabilimento Arcelor Mittal di Dunkerque, in Francia: lì gli addetti sono 3 mila e nessun lavoratore è in cassa integrazione (che invece è utilizzata nello stabilimento di Fos sul mer a Marsiglia).
Più cauto il delegato dello stabilimento di Arcelor Mittal di Brema: “Per poter arrivare a uno sciopero europeo serve l’adesione di tutti i paesi e di tutti i sindacati e non è semplice”, dice Mike Boehlken. A Brema i lavoratori sono 3.500 e al momento non c’è nessuno in cassa integrazione. “Ma la situazione non è buona”, precisa il delegato tedesco. “E sappiamo che arriverà all’inizio del 2020”.