Vi avevamo già raccontato delle nubi che si sono addensate attorno al Polo Strategico Nazionale (Psn), il maxi-progetto da 2 miliardi di euro per la digitalizzazione e la migrazione al cloud della Pubblica Amministrazione, che costituisce uno dei pilastri del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Per la realizzazione di questo cloud nazionale, il Governo ha previsto un bando di gara: al vincitore spetterà la gestione dell’infrastruttura, all’interno di un partenariato pubblico-privato. Le cordate attualmente in campo sono tre: Aruba-Almaviva, Tim-Cassa Depositi e Prestiti-Leonardo-Sogei, Engineering-Fastweb.
Proprio Fastweb è rientrata in gioco dopo il ritiro del suo partner iniziale, Poligrafico e Zecca dello Stato, avvenuto in seguito a possibili pressioni provenienti dal Gabinetto del ministero dell’Economia, come raccontato su questo giornale da Alberto Nerazzini. Il tutto sarebbe accaduto per favorire la cordata Tim-Cdp-Leonardo-Sogei, candidatasi in partnership con colossi del cloud quali Google e Microsoft. Ci si dimentica spesso, però, che in questa partita ci sarebbe anche una quarta cordata, quella rappresentata dal Consorzio Italia Cloud, associazione che aggrega una serie di aziende italiane operanti nel cloud computing (Seeweb, Sourcesense, Infordata, BabylonCloud, ConsorzioEht e Netalia).
Il Consorzio ha deciso, per il momento, di sfilarsi dalla competizione, poiché contrario alla procedura di assegnazione prevista dal Governo. Una procedura che, secondo quanto sostiene oggi Antonio Baldassarra, amministratore delegato di Seeweb, potrebbe essere stata decisa in seguito a interlocuzioni preliminari tra i grandi player attualmente in campo e il ministero dell’Innovazione digitale, senza un reale coinvolgimento delle realtà medio-piccole come quelle che costituiscono il Consorzio. Il tutto in una fase in cui all’intero progetto del Psn non era stata ancora data piena evidenza pubblica…
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