Malato oncologico, sottoposto a due cicli di chemioterapia e infine guarito, torna al lavoro ma viene messo in aspettativa non retribuita dopo una visita medica che ne attesta la “inidoneità alla mansione”: è la storia di Gino, lavoratore di Unicotras Srl, azienda di trasporti e logistica, fornitrice di servizi per Amazon.
Una storia iniziata nell’ottobre 2020, quando Gino ha scoperto di avere un tumore: dopo aver affrontato diversi ricoveri, si è visto recapitare una lettera di licenziamento per superamento del periodo di comporto, ovvero il numero massimo di assenze per malattia.
“Si è trattato di una palese violazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), in base al quale i ricoveri e le patologie oncologiche non fanno cumulo nel conteggio dei giorni di malattia. Difatti, dopo che il lavoratore ha intentato una causa, l’azienda l’ha reintegrato senza nemmeno aspettare la sentenza”, spiega a TPI Massimo Pedretti dell’Unione Sindacale di Base (Usb), che ha seguito il caso in prima persona. Una volta rientrato al lavoro, Gino ha potuto svolgere le sue mansioni solo per una decina di giorni.
Poi è arrivata la visita medica e l’attestazione di inidoneità. «Anche questa si configura come una violazione», prosegue Massimo Pedretti. “Gino è stato messo in aspettativa non retribuita sulla base di una visita medica, che poteva essere fatta solo prima del rientro in servizio, e non dieci giorni dopo, come invece avvenuto”.. Continua a leggere l’articolo sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui