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    Il vignettista Altan a TPI: “Disegno solo politici ingombranti. Berlusconi al Colle? No, grazie”

    Credit: Riccardo De Luca - AGF

    Nel nuovo numero del settimanale di TPI, The Post Internazionale, in edicola da venerdì 14 gennaio, l'intervista al creatore della Pimpa

    Di Vittorio Zincone
    Pubblicato il 14 Gen. 2022 alle 16:03 Aggiornato il 14 Gen. 2022 alle 16:04

    Ha costruito l’immaginario di tre generazioni di bambini con la sua Pimpa. Ha dato vita a personaggi indelebili come Cipputi, l’operaio-anima critica della politica italiana, e Trino, goffo creatore dell’Umanità. Da mezzo secolo fustiga i vizi degli italiani con le sue vignette. Chi scrive ne ha una sul desktop del computer, definitiva sul rapporto tra moglie e marito. Lui in smoking con un calice di champagne in mano, lei in abito lungo, rosso. Lui: «A noi due». Lei: «Voi due chi?».

    Francesco Tullio-Altan, cioè Altan, 79 anni, si collega dallo studio della sua abitazione di Aquileia, in Friuli-Venezia Giulia, dove vive dal 1976. L’audio va e viene, lui è di pochissime parole. Non ama i complimenti, li riceve con imbarazzo. Quando qualcuno lo chiama “maestro”, si schermisce: «Mi sono dovuto abituare a questa definizione».

    Makkox ha paragonato le sue vignette ai geroglifici, che resistono nei secoli. Michele Serra le ha descritte come un estratto, un olio essenziale, degli umori degli italiani. Umberto Eco ha scritto: «Grazie Altan per tutti i bocconi amari che ci obblighi a ingoiare». Uno degli ultimi bocconi pubblicato su Repubblica rappresenta un intellettuale alla scrivania che ghigna: «A differenza della plebaglia No Vax, sono un No Vax colto e raffinatissimo». È come un editoriale, ma si legge in pochi secondi.

    Nasce prima il disegno o il testo?
    «All’inizio disegnavo il personaggio e poi decidevo che cosa fargli dire. Ora parto quasi sempre dal testo e poi scelgo la maschera in commedia a cui attribuirlo».

    Ne fa due a settimana: una per Repubblica e una per L’Espresso. Pensa al testo per tanti giorni?
    «No, realizzo le vignette il giorno della consegna. C’è una lenta sedimentazione di notizie, discorsi che ascolto alla radio, articoli che leggo sui giornali…».

    Consulta fonti o cronisti habitué dei palazzi della politica?
    «No. Non frequento nemmeno le redazioni dei giornali con cui collaboro. Le informazioni che ho sono quelle che hanno tutti».

    Legge su carta o on line?
    «Vado in edicola e prendo i miei tre-quattro quotidiani. Quando sento una stonatura, una parola della politica che suona come una campana rotta, mi decido ad aggredirla».

    Immagino che il tipo seduto sul gabinetto, che dice: «Aspetto il Decreto Sblocca Italia», sia nato così.
    «Poi capitano anche le folgorazioni estemporanee».

    Un esempio?
    «Quando nel 1994 arrivarono i risultati elettorali con la vittoria di Berlusconi, in tre minuti la vignetta era pronta».

    È storica. Uno dice: «Poteva andare anche peggio». L’altro replica: «No». Recentemente lei ha detto che in realtà è andata anche peggio: ha definito i Cinque Stelle degli improvvisatori.
    «Che lo siano, mi pare innegabile».

    Ora Berlusconi aspira al Colle.
    «Un incubo. Intollerabile».
    Continua a leggere l’articolo sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui

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