Su indicazione dei medici del centro clinico del carcere di Opera, Alfredo Cospito è stato trasferito nel reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo di Milano.
L’anarchico, in sciopero della fame dallo scorso 20 ottobre per protestare contro il 41 bis, ha sospeso l’assunzione di integratori dopo che la Cassazione ha revocato la sua istanza di revoca del regime di carcere duro. Per la seconda volta da quando è recluso a Milano si è reso necessario un ricovero per via del peggioramento delle sue condizioni di salute.
L’abbassamento di alcuni valori, ritenuto pericoloso per la sua vita, ha portato i medici a optare per il trasferimento “a scopo precauzionale”: preoccupano i livelli di sodio e potassio, le cui carenze possono portare a danni cardiaci e a edemi cerebrali. Sul fronte giudiziario la battaglia di Cospito non si è fermata di fronte alla decisione della Cassazione: i suoi legali si sono rivolti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, in una corsa contro il tempo prima che l’esponente della Fai si lasci morire.
Dal giorno in cui ha iniziato la sua protesta ha perso 50 chili. “È convinto delle proprie ragioni e speranzoso di vincere la sua battaglia – ha spiegato il difensore Flavio Rossi Albertini – che è una battaglia per la vita, non per la morte, perché non ritiene il 41 bis vita. Non ha aspirazioni suicide”.
Dal carcere ha scritto una lettera in cui rivela: “Oggi sono pronto a morire per far conoscere al mondo cosa è veramente il 41 bis, 750 persone lo subiscono senza fiatare. Amo la vita, sono un uomo felice non vorrei scambiare la mia vita con quella di un altro. È proprio perché la amo non posso accettare questa non vita senza speranza”.
In sua difesa vanno avanti le manifestazioni degli anarchici, l’ultima il 4 marzo a Torino, degenerata rapidamente in una sorta di guerriglia urbana.