Alex Zanardi, ricoverato nella terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano, è in “condizioni instabili” e questa instabilità potrebbe durare anche un anno. A spiegarlo è Robusto Biagioni, medico responsabile del 118 della zona di Grosseto, il sanitario che per primo soccorse Zanardi lo scorso 19 giugno dopo il terribile incidente lungo la provinciale 146 di Siena.
“In questi casi l’evoluzione clinica procede in un modo che definiamo ondulatorio con riprese che vanno oltre le più ottimistiche aspettative e peggioramenti improvvisi che possono lasciare sconcertati”, sottolinea Biagioni, intervistato dal Corriere della Sera. “Non bisogna esagerare con l’ottimismo ma allo stesso tempo neppure cadere nel peggior pessimismo ora che Alex ha avuto un aggravamento ed è tornato in terapia intensiva. Passaggi del genere potrebbero accadere ancora per un anno, la letteratura scientifica ce lo insegna”.
Zanardi solo quattro giorni fa era stato dimesso dal Policlinico Le Scotte di Siena e trasferito in un centro di riabilitazione in provincia di Lecco. Il campione paralimpico sembrava in miglioramento: il trasferimento era stato deciso dopo la sospensione della sedazione e alla luce della normalità dei parametri cardio-respiratori e metabolici e la stabilità delle condizioni cliniche generali e del quadro neurologico. Ieri, però, c’è stato un peggioramento: Zanardi è stato trasferito nella terapia intensiva del San Raffaele di Milano.
“I pazienti che hanno subito traumi simili a quello di Alex possono affrontare delle fasi di peggioramento, ma anche avere straordinari e repentini miglioramenti, perfino quando sembra che le condizioni respiratorie siano pregiudicate. Tutto può accadere e non bisogna mai arrendersi”, osserva il dottor Biagioni.
Questa fase ondulatoria, spiega il medico, può durare “anche sei mesi o un anno”. “Dipende dal paziente e dai danni che ha subito”, precisa il sanitario. “In questo periodo Zanardi è in pericolo di vita e lo sarà ancora fino a quando le oscillazioni diventeranno più leggere: solo allora la situazione diventerà stabile. Ma questo non significa che il paziente sarà guarito definitivamente”.