Parla Alex Pompa: “Ho dovuto uccidere mio padre”
Alex Pompa rivela di essere stato costretto a uccidere il padre paragonando la sua vicenda a quella di Jessica Malaj, la 16enne assassinata a Torremaggiore dal genitore mentre tentava di difendere la madre dalla furia omicida dell’uomo.
Il ragazzo ha ucciso il padre il 30 aprile 2020 a coltellate a Collegno in provincia di Torino. Alex Pompa in primo grado è stato assolto, mentre nel processo d’appello per lui la procura ha chiesto 14 anni di reclusione perché, secondo l’accusa, la sua non fu legittima difesa.
In attesa della sentenza, Alex Pompa ha rilasciato un’intervista a La Stampa: “Sono sospeso. Se la sentenza di assoluzione si ribalta è una sconfitta per tutti. Io ho fatto ciò che ho fatto soltanto per difesa. Se non lo avessi fatto non sarei qui, e mia mamma sarebbe morta”.
Il giovane, quindi, ricostruisce ancora una volta la sua vicenda ricordando che il padre era “un uomo ossessivo, morboso, violento. E i fatti di cronaca raccontano una verità spietata: gli uomini così prima o poi uccidono”.
Secondo Alex la storia di Torremaggiore “è uguale alla mia e a quella di tante altre. Era scontato che finisse così: se vivi con una persona violenta, gelosa, morbosa, che controlla la tua vita, stai andando incontro alla morte”.
“Papà controllava tutto. Le poche volte che la mia fidanzata è venuta a mangiare da noi, prendevamo soltanto una pizza da asporto, niente altro, mai cucinato nulla in casa” ha aggiunto il ragazzo.
Alex, poi, racconta un aneddoto legato al fratello: “Una volta disse no al calcio, lui lo picchiò malamente e poi gli bucò il pallone con un coltello”.
In famiglia, inoltre, non guardavano mai programmi giornalistici perché “avevamo paura che si parlasse di femminicidi o stragi in famiglia e che lui le emulasse. Se lui sapeva di una donna ammazzata diceva se l’è meritato quella puttana”.