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    Alessandria, uccide moglie, figlio e suocera. Poi si toglie la vita

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 27 Set. 2023 alle 17:52

    Una strage in famiglia si è consumata questa mattina, ad Alessandria. Un uomo di 67 anni, Martino Benzi, ha ammazzato il figlio Matteo di 17 anni mentre stava dormendo e la moglie Monica Berto, di 55 anni che si trovavano in casa in via Lombroso.

    Poi è uscito ed è andato a trovare la suocera ottantenne Carla Schiffo nella casa di riposo della Divina Provvidenza del quartiere Orti della città togliendosi alla fine la vita nel cortile del pensionato. Gli investigatori hanno scoperto dell’omicidio di moglie e figlio quando sono intervenuti nel pensionato e per ricostruire la dinamica e raccogliere possibili testimonianze sono andati nella sua casa e hanno trovato anche la moglie e il figlio morti.

    Benzi è un ingegnere laureato al Politecnico di Torino nel 1982. Attualmente è titolare di uno studio di consulenza informatica e di progettazione e realizzazione di siti web. La moglie Monica Berta, classe 1968, lavorava invece a Valenza Po. In passato risulta che abbia sofferto di una malattia che l’aveva costretta ad un lungo ricovero in ospedale. Il figlio della coppia, Martino, 17 anni, studiava all’Itis Alessandro Volta. In casa dell’uomo, Martino Benzi, sarebbero stati trovati alcuni scritti relativi alle sue intenzioni ma nulla che, secondo gli inquirenti, faccia capire con certezza il movente della strage.

    Sul blog l’orgoglio per il figlio “Sono uno che — nato nel 1956 — si è deciso a fare un figlio a cinquant’anni, età in cui qualche mio compagno di scuola diventava nonno”. Scriveva così sul suo blog. Benzi amava scrivere del figlio. “Mi piace raccontare. E scrivere. Ho incominciato a farlo seriamente il giorno in cui mio figlio ha compiuto diciotto mesi e all’inizio era la trascrizione delle favole raccontate a lui, poi sono diventate storie per quando fosse stato più grande”.

    Sempre a proposito del figlio scriveva ancora: “A maggio 2006 mi è nato un bel bambino, all’età in cui qualche mio compagno di scuola diventava nonno. Non credo di aver bisogno di dirti che una cosa del genere contribuisce – mi costringe – a mantenermi giovane e al passo coi tempi”.

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