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    “Putt**a, ti ammazziamo”: insulti e minacce contro la giudice che ha liberato Carola Rackete

    Carola Rackete e, a destra, il Gip Alessandra Vella
    Di Charlotte Matteini
    Pubblicato il 3 Lug. 2019 alle 17:11 Aggiornato il 3 Lug. 2019 alle 17:12

    Da ore si parla incessantemente della stessa notizia: il Gip di Agrigento, Alessandra Vella, ha disposto la liberazione della capitana Carola Rackete, la comandante della Sea Watch che da giorni era agli arresti domiciliari accusata di favoreggiamento all’immigrazione clandestina e resistenza e violenza a nave da guerra.

    Per il Gip di Agrigento la custodia cautelare disposta nei suoi confronti non aveva ragione d’essere perché la capitana tedesca ha agito per portare in salvo delle vite umane.

    Chiunque mastichi un po’ di diritto sa che un arresto deve sempre essere successivamente convalidato da un giudice per le indagini preliminari e che non è raro che le misure cautelari applicate in attesa di processo vengano annullate qualora non sussistano le condizioni di legge.

    Questo è il caso di Carola Rackete, che nonostante abbia visto decadere alcune accuse mosse nei suoi confronti, rimane indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e dovrà affrontare le varie fasi del procedimento a suo carico, che potrebbe concludersi con un’archiviazione o un rinvio a giudizio, al termine delle indagini.

    Nonostante, fuor di propaganda, il quadro reale sia questo, complice la durissima presa di posizione del Ministro dell’Interno Matteo Salvini – che a più riprese ha veementemente criticato la decisione della giudice sui suoi canali social – contro la Gip Vella si è scatenata una vera e propria gogna mediatica, condita da insulti e minacce di ogni tipo liberamente espressi sui social network e anche sotto i post del capo del Viminale.

    “Il GIP di Agrigento si chiama Alessandra Vella. Colpirne uno per educarne cento. Domani provo a investirla con la macchina mentre corro a salvare vite umane. Sapete da chi andare”, ha scritto per esempio l’utente Twitter Patrizio Amabile, scatenando un putiferio.

    Dopo essere stato segnalato in massa da una moltitudine di utenti, Amabile ha limitato il suo account e fatto sparire i tweet incriminati, che però grazie a screenshot e salvataggi su Archive.fo sono stati inviati all’attenzione della procura di Agrigento dall’utente @SonoClaudio.

     

    Amabile, però, non è certo l’unico utente che ha insultato la Gip di Agrigento, in rete si trovano decine e decine di insulti sessisti e minacce di morte indirizzate alla giudice Vella.

    “Puttana comunista di merda, verremo a cercarti, e non riderai più”, scrive @stelandis commentando un tweet che diffonde la fotografia della giudice.

    “Alessandra Vella eversore”, scrive invece @gianvitosibilio mentre @Idealerandagio twitta: “#AlessandraVella con la sua vita agiata non è degna di giudicare nemmeno le suole delle mie scarpe che hanno fatto più strada di lei che invece ha preso l’ascensore! Dal sotto scrivania alla cattedra del tribunale!!!”.

    “Il Gip di Agrigento è una grandissima testa di cazzo”, ha invece twittato l’utente Carmine Cataldi, facendo immediatamente dietrofront e twittando le proprie scuse perfino alla polizia di stato quando si è reso conto che il suo post stava per diventare virale.

    “Ho rimosso immediatamente il tweet, sono sempre stato un cittadino onesto, esprimo la massima stima e ammirazione nelle forze dell’ordine e nella magistratura e tale inconveniente se si è verificato non accadrà mai più”, si legge in svariati tweet rimasti pubblicati sulla sua timeline.

    Salvini strepita per il rilascio di Carola Rackete. Lui, però, è scappato dal processo grazie ai 5 Stelle
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