Dopo aver trascorso nove mesi in carcere, Alberto Genovese aveva ottenuto i domiciliari in una clinica per il recupero dalla dipendenza dagli stupefacenti, ma nella giornata di ieri 13 febbraio è tornato in cella.
Condannato per aver prima stordito con droghe e poi violentato due modelle, la prima nella residenza Villa Lolita a Ibiza e l’altra nel suo attico milanese Terrazza Sentimento, è stato raggiunto nuovamente da un ordine di carcerazione che si basa sul fatto che la violenza sessuale sia un reato “ostativo” che non consente di scontare la pena ai domiciliari.
È tornato così nella casa circondariale di Lecco, la più vicina alla comunità che stava frequentando. L’ex imprenditore deve scontare 8 anni e 4 mesi, condanna diventata definitiva poche settimane fa dopo la sua decisione di non ricorrere in Appello: una strategia che gli ha consentito di “alleggerire” la pena a 6 anni e 11 mesi, come previsto dalla riforma del processo penale dell’ex ministro della Giustizia Marta Cartabia.
Genovese aveva già beneficiato di uno sconto di un terzo per la scelta del rito abbreviato. Gli restano ancora 4 anni, 2 mesi e 10 giorni da trascorrere in cella. Quando sarà sceso sotto la soglia dei 4 anni, però, i suoi legali potranno chiedere nuovamente l’affidamento ai servizi sociali o i domiciliari in clinica.
Il suo conto con la giustizia potrebbe però non chiudersi qui: Genovese deve infatti affrontare ancora un processo, in quanto a novembre la Procura ha chiuso un nuovo filone d’indagine contro di lui per un presunto tentativo di violenza, detenzione di materiale pedopornografico e intralcio alla giustizia.
L’ex imprenditore avrebbe infatti tentato di comprare il silenzio della vittima per sfuggire alle condanne.