Aereo Ethiopian Airlines caduto, tornano a casa i resti delle vittime italiane
Dopo sette mesi tornano a casa i resti delle vittime italiane dell’incidente aereo dell’Ethiopian Airlines, che il 10 marzo 2019 ha provocato la morte di 157 persone, 8 delle quali nostri connazionali. L’aereo caduto, chiamato “dei volontari”, era decollato da Addis Abeba per raggiungere Nairobi, in Kenya, dove era in programma una conferenza dell’United Nations Environment.
Tra le vittime, anche il corpo dell’assessore alla Cultura della Sicilia Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale, che era diretto a Malindi per una conferenza dell’Unesco. Dopo i funerali solenni nella Chiesa di San Domenico a Palermo, le ceneri dovrebbero essere sepolte accanto a quelle del giudice Giovanni Falcone nel Pantheon dei Siciliani.
L’aereo caduto era un Boeing 737 Max, che da allora è stato fermato in tutto il mondo. Le indagini sulle scatole nere hanno stabilito che i piloti rispettarono correttamente tutte le procedure di emergenza previste dalla Boeing, cercarono di spegnere il software anti-stallo, di riportare il muso all’insù con la cloche manuale, ma niente. Poi, provare a spegnerlo di nuovo, ma malgrado ogni tentativo, l’aereo tornava in picchiata e solo sei minuti dopo il decollo da Addis Abeba si schiantò al suolo.
Alla tragedia dell’aereo caduto della Ethiopian Airlines, che ha visto coinvolte persone di 35 nazionalità diverse, è seguita una lunga e difficile opera di ricomposizione dei corpi a cui ha partecipato anche un team della polizia di Stato che da aprile ha lavorato in Etiopia per collaborare all’identificazione delle otto vittime italiane. Che adesso, a distanza di sette mesi iniziano a tornare a casa.
Chi sono le vittime italiane della tragedia aerea della Ethiopian Airlines
Tra i primi resti a essere riconsegnati alle famiglie, quelli di Carlo e Gabriella Spini, i coniugi residenti a Sansepolcro (Arezzo). La notizia è stata comunicata ufficialmente ai figli della coppia, Andrea, Francesco, Marco ed Elisabetta. Carlo Spini e la moglie si recavano in Africa per lavorare come volontari per i più bisognosi.
Rientrato ieri, 16 ottobre, anche il corpo di Paolo Dieci, per anni attivo nel volontariato internazionale e presidente della rete di ong LinK 2007. Mentre è atteso per oggi il rientro della salma dell’assessore ai Beni culturali della Regione Sicilia Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale, che era diretto a Malindi per una conferenza dell’Unesco.
“È partito triste. Ma aveva un senso profondo del dovere, dell’archeologia come messaggio di pace, cemento fra i popoli e le loro storie. Avevo uno strano presentimento”. Queste le parole di Valeria Patrizia Li Vigni, la moglie dell’assessore Tusa, qualche giorno dopo la tragedia. “Avevo un presentimento cupo. Ma gli amici incontrati a messa mi dicevano di non preoccuparmi perché le cattive notizie arrivano subito. Ed è arrivata, infatti, distruggendo la mia vita”, ha detto la donna in un’intervista al Corriere della Sera.
In questi giorni rientreranno in Italia anche i corpi di Virginia Chimenti, Maria Pilar Buzzetti e Rosemary Mumbi, impegnate a vario titolo con il World Food Programme. E di Matteo Ravasio, che con gli Spini faceva il volontario della ong Africa Tremila.