L’ad di Kiko: “No ai tamponi gratis, chi decide di non vaccinarsi deve pagare”
“Chi sceglie di non vaccinarsi deve pagare le spese di questa decisione, per questo non finanzieremo i tamponi ai nostri dipendenti”: lo ha dichiarato Cristina Scocchia, ad dell’azienda di cosmetici Kiko nel corso della trasmissione televisiva Otto e Mezzo, in onda su La7 nella serata di martedì 13 ottobre.
Ospite del programma condotto da Lilli Gruber, in cui si parlava dell’obbligatorietà del Green Pass per tutti i lavoratori pubblici e privati in vigore a partire da venerdì 15 ottobre, l’imprenditrice ha affermato: “Noi siamo per una applicazione seria e rigorosa del Green Pass nei luoghi di lavoro”.
“Io come datore di lavoro ho il dovere di garantire la salute e la sicurezza di tutti i miei dipendenti, vaccinati e non vaccinati, e oggi il modo migliore per garantire la sicurezza dei miei dipendenti è applicare le regole del Green Pass senza tentennamenti, senza ritardi e senza sconti”.
“Quindi – ha aggiunto l’amministratrice delegata dell’azienda di cosmetici che ha il 15% di lavoratori non vaccinati – da venerdì tutti i miei 2500 dipendenti dovranno presentare il Green Pass. Non faremo controlli a campione, ma controlli puntuali. Chi non ha il Green Pass dovrà tornare a casa e verrà sospeso”.
“È ovvio che ci saranno difficoltà sopratutto nei primi giorni, però il decreto è entrato in vigore il 21 settembre, quindi ci sono state date 3 settimane per organizzarci”.
“Il Green Pass e una sua corretta applicazione sono fondamentali per uscire da questa pandemia. Quindi andremo avanti per questa strada nonostante le difficoltà”.
Cristina Scocchia, poi, spiega perché non è favorevole al finaziamento dei tamponi per quei dipendenti che non si sono vaccinati: “Non ne facciamo una questione economica, ma una questione di principio. Noi siamo a favore del Green Pass perché siamo a favore della vaccinazione”.
“È ovvio che nel nostro Paese, visto che non c’è obbligo vaccinale, tutti devono essere liberi di non vaccinarsi se non vogliono vaccinarsi. Però poi riteniamo giusto che chi decide di non vaccinarsi debba pagare le spese di questa decisione. E non debba essere né l’azienda né la collettività ad assumersi questo costo”.