Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Cronaca
  • Home » Cronaca

    “I ragazzi lasciati senza cibo e acqua calda”: l’indagine sulle coop della famiglia di Aboubakar Soumahoro

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 19 Nov. 2022 alle 11:50

    L’indagine sulle coop della famiglia di Soumahoro: la testimonianza di una cuoca

    Mentre prosegue l’indagine sulle coop gestite dalla famiglia del deputato di Sinistra Italiana Aboubakar Soumahoro, spunta la testimonianza di una cuoca 36enne, che conferma le denunce fatte da alcuni dei migranti minorenni ospiti della struttura gestita dal Consorzio Aid, nel capoluogo pontino.

    “Parlo arabo e ho lavorato lì fino al 31 maggio scorso – racconta la donna a La Repubblica – Le condizioni erano pessime. Non compravano vestiti ai ragazzi. Quando gli ospiti sono arrivati hanno ricevuto una tuta, un pigiama, un paio di scarpe, uno di mutande e una giacca. Poi basta”.

    “Dovevano uscire e lavorare per potersi vestire” aggiunge la donna, secondo cui i ragazzini sarebbero stati costretti a soffrire il freddo.

    “Chiedevano coperte, i termosifoni non funzionavano bene e la caldaia spesso andava in tilt, col risultato che non c’era sempre acqua calda”.

    Ai minori, poi, secondo quanto rivela la donna non sarebbero stati dati nemmeno i pocket money da 10 euro a settimana di cui i ragazzini avevano diritto.

    “A quei ragazzini – assicura la cuoca – non davano quasi mai la cosiddetta paghetta e quando sono stati trasferiti erano 4 mesi che non la vedevano”.

    “C’erano sempre difficoltà col cibo – aggiunge la donna – e a volte la responsabile spendeva di tasca sua per far mangiare qui i minori. Io mi dovevo arrabbiare per far portare degli alimenti. Ma la spesa non bastava”.

    La cuoca assicura di aver parlato più volte di questo problema con la suocera di Soumahoro: “Doveva provvedere lei alle forniture, ma il cibo appunto era poco e non dava spiegazioni. Quando la chiamavo diceva di far mangiare ai ragazzi il riso in bianco”.

    La donna lamenta anche di non essere stata pagata: “A noi i pagamenti non arrivavano mai. Io ero anche incinta. Ho quattro bambini e senza soldi è difficile sopravvivere”.

    Aboubakar Soumahoro, intanto, torna a difendersi su Facebook dopo aver annunciato querele nei giorni scorsi. Il deputato, infatti, ha scritto sui social: “Grazie di cuore per l’affetto e la solidarietà che mi state manifestando. Stanno provando a infangare la mia persona su una vicenda in cui non c’entro nulla. A chi in queste ore sta usando i miei affetti per colpirmi dico solo: ci vedremo in tribunale. Non ci fermeranno”.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version