A poco meno di una settimana dal 3 giugno, data in cui dovrebbero tornare a essere consentiti gli spostamenti tra Regioni, nel governo si dibatte sulle difficoltà di tenere solo due regioni chiuse rispetto al resto del Paese. Si sta infatti facendo strada l’idea che anche Lombardia e Piemonte possano aprire i confini. Come? Tra le priorità c’è sempre quella di evitare la diffusione del contagio e la creazione di nuovi focolai, per questo, considerando gli ultimi dati del bollettino, va da sé che per le due regioni in questione aprire al 3 giugno sarebbe quantomeno rischioso. Nelle due macro-aree anche ieri si sono registrati gran parte – oltre i due terzi – dei casi di nuovi contagi.
D’altra parte, il ministero di Francesco Boccia avverte sull’impossibilità di chiudere i confini a chi viene dal nord o di applicare forme di controllo. L’articolo 120 della Costituzione parla chiaro: “La Regione non può istituire dazi di importazione o esportazione o transito tra le Regioni, né adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone e delle cose tra le Regioni, né limitare l’esercizio del diritto al lavoro in qualunque parte del territorio nazionale”. Questo significa che qualsiasi iniziativa dovrà essere comunque concordata con il governo centrale.
Tra le ipotesi al vaglio dei governatori, che ne discuteranno in conferenza nei prossimi giorni, c’è la possibilità di una riapertura ritardata per Piemonte e Lombardia al 10 giugno. Riapertura sottoposta a condizione: obbligo di quarantena nei territori raggiunti. Sul tavolo dei governatori c’è un altro tema scottante: quello sulla data del voto per le sei regioni che hanno spostato l’appuntamento elettorale previsto in primavera.
I governatori di Campania, Puglia, Veneto, Liguria e Marche contestano la linea del governo che vorrebbe fissare il voto per le Regionali il 20 settembre. In una lettera indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, i cinque presidenti di Regione affermano che la proroga della data delle elezioni, inizialmente fissata per il 30 maggio,”sta assumendo i contorni di una decisione politica”. Secondo i governatori, nella gestione dell’epidemia non è mai venuto meno il “principio di leale collaborazione” con il governo, “fino a quando non si è dovuto affrontare il tema del rinnovo delle legislature regionali in scadenza il 30 maggio prossimo”. Nella lettera si ricorda poi “come anche si evince dal parere reso nei giorni scorsi dal Comitato tecnico scientifico, esigenze sanitarie sconsigliano fortemente di ritardare le elezioni a dopo l’autunno”.
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