Cosa succede dal 18 maggio: autocertificazione, riaperture e spostamenti
Entro la fine della prossima settimana, il premier Conte dovrebbe annunciare l’approvazione del nuovo DPCM che dovrebbe contenere un ulteriore allentamento delle misure restrittive, con l’autorizzazione a ripartire per la maggior parte delle attività lavorative e un riconoscimento di maggiori poteri decisionali alle Regioni. Nel dettaglio, secondo la roadmap indicata dal premier, il 18 maggio ci dovrebbero essere le riaperture di tutte le attività commerciali, mentre per parrucchieri, bar e ristoranti toccherebbe aspettare fino agli inizi di giugno per la ripartenza.
L’obbligo di autocertificazione
Una delle novità più importanti è quella che riguarda la ripresa di tutti i negozi per la vendita al dettaglio: questo significa che dal 18 maggio 2020 si potrà tornare a fare shopping, nel rispetto però delle misure di sicurezza. Regole necessarie che i commercianti dovranno rispettare se non vogliono che – in seguito ad un controllo da parte delle autorità – venga disposta una nuova chiusura. Quindi, mentre oggi si può uscire di casa solamente per motivi di necessità, dal 18 maggio gli spostamenti dovrebbero essere più liberi. Per gli spostamenti all’interno della Regione, infatti, potrebbe essere eliminato l’obbligo dell’autocertificazione.
Riaperture bar, ristoranti e parrucchieri
Dal 18 maggio potrebbero essere le Regioni a scegliere autonomamente il piano per ripartire e per riaprire negozi, bar, ristoranti e parrucchieri. Mercoledì le Regioni hanno chiesto al governo di poter procedere con aperture differenziate. Non è detto, infatti, che per riaprire alcune attività di servizio alla persona, come i parrucchieri, si debba attendere il primo giugno come prudentemente previsto finora dal governo. L’unico vero ostacolo ad un via libera anticipato resta il virus. Che anche ieri è stato contratto da altri 1.327 italiani, per quasi tre quarti concentrati in Lombardia, Piemonte e Liguria.
Il Governo ha dato segnali di apertura alle richieste dei governatori e delle categorie: “In presenza di un protocollo di sicurezza per spazi, ambienti e attività, si potrà decidere di anticipare le aperture” ha detto il premier Giuseppe Conte in un’intervista al Fatto quotidiano. Ci saranno perciò riaperture già dal 18 maggio. Disponibilità ribadita anche dal ministro degli Affari regionali Francesco Boccia che, come il presidente del Consiglio, ha messo l’accento sulla a sicurezza. “C’è un tavolo nazionale – ha detto l’esponente del Pd – che dovrà elaborare i protocolli insieme all’Inail. Vogliamo dire ai lavoratori che possono tornare a lavorare tranquilli perché lo Stato garantisce loro la sicurezza”.
Il Trentino Alto Adige è stata una delle prime Regioni a ufficializzare la data di apertura di bar, ristoranti, parrucchieri, palestre e piscine. Nella mattina dell’8 maggio, infatti, la Provincia autonoma di Bolzano ha deciso di staccarsi dalle prescrizioni del Dpcm e varare una legge provinciale che regola la ripresa graduale delle attività economiche ancora sottoposte al lockdown. I servizi alla persona (parrucchieri, barbieri, estetisti, centri estetici), i servizi di ristorazione e somministrazione di alimenti e bevande (bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) riaprono l’11 maggio. (Qui tutte le informazioni)
Anche il Friuli-Venezia Giulia non sta risentendo, nelle ultime settimane, di moltissimi nuovi contagi: si va verso un’apertura di bar, ristoranti, parrucchieri, centri estetici e piscine a partire dal 18 maggio. A confermarlo il governatore Massimiliano Fedriga: “Lunedì 11 maggio ripartiamo, ma non proprio con tutto. Abbiamo fatto una proposta molto responsabile: abbiamo detto, partiamo lunedì con il commercio al dettaglio e dal 18 maggio con le attività mancanti”.
Per regioni come Lombardia e Piemonte, non c’è ancora una data ufficiale di apertura per bar, ristoranti, palestre, piscine e parrucchieri: gli ultimi dati disponibili di R0, forniti con l’Iss e basati sulle rilevazioni avvenute fino al 27 aprile, davano l’indice di contagio della Lombardia a 0,53 e quello del Piemonte a 0,75, il terzo più alto d’Italia. Nonostante l’ancora alto numero di nuovi contagi, le attività sopra citate dovrebbero aprire regolarmente il 1 giugno.
Toscana, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio, Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna puntano a una riapertura per il 18 maggio di alcune servizi che variano da regione a regione.
Accordo sulle messe in chiesa
Intanto è stato raggiunto l’accordo tra governo e Cei: dal 18 maggio si potrà tornare a messa. Eppure per i fedeli non tutto tornerà subito come prima. Anche per andare in chiesa, ovviamente, bisognerà rispettare tutte le misure di sicurezza per mantenere il distanziamento sociale e limitare così il rischio di contagi. Vediamo allora tutte le disposizioni: innanzitutto gli ingressi saranno contingentati, per evitare assembramenti, e non potranno entrare coloro che hanno una temperatura corporea pari o superiore ai 37,5° centigradi. Non è previsto il termoscanner, ma si raccomanda ai fedeli con sintomi influenzali di rimanere a casa.
Altra novità importante è l’uso obbligatorio di mascherine per fedeli e celebranti. Nel protocollo si prevedono inoltre “dispense dal precetto festivo per motivi di età e di salute”, mentre per ammalati e anziani, vale a dire le categorie più a rischio, è consigliabile la continuazione delle messe in streaming.
Spostamenti tra regioni
Il governo, infatti, si prepara a garantire la mobilità regionale da lunedì 25 maggio o, male che vada, dal 1 giugno. Non ci sarà però una mobilità generalizzata: occorre tener conto del solito indice di contagio R0, oltre a parametri come l’affollamento delle terapie intensive e la disponibilità di dispositivi di protezione individuale. Oltre, ovviamente, all’andamento del contagio: difficile ipotizzare ad esempio che la Lombardia, che registra ancora circa il 50 per cento dei nuovi positivi quotidiani, possa aprire liberamente i propri confini in entrata e in uscita. Ecco perché è molto probabile che gli spostamenti saranno consentiti solo tra alcune Regioni. Nelle idee dell’esecutivo, secondo quanto anticipato da Il Messaggero, l’idea sarebbe quella di permettere i viaggi dalla Toscana in giù.
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