La transumanza è patrimonio culturale dell’Unesco
La transumanza, la tradizionale pratica pastorale di migrazione stagionale del bestiame lungo i tratturi e verso condizioni climatiche migliori, è stata iscritta nella Lista Rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. A riferirlo l’agenzia Ansa, che lo appreso dal Comitato intergovernativo riunito a Bogotà, in Colombia, che ha votato tale iscrizione all’unanimità.
A partire da oggi, inoltre, l’Italia acquisisce il primato di iscrizioni in ambito rurale e agroalimentare, superando in questo sia la Turchia che il Belgio. Il ministro per le Politiche agricole Teresa Bellanova e quello per l’Ambiente Sergio Costa hanno espresso grande soddisfazione per questa giornata e per il parere favorevole dei 24 Paesi espresso a Bogotà. “Sono particolarmente contento di questo risultato che riconosce e premia il nostro lavoro”, sono state le parole del ministro Costa alle quali hanno fatto eco anche quelle della Bellanova: “Siamo fieri di questo riconoscimento per la tradizione rurale italiana con la transumanza che diventa patrimonio immateriale dell’Unesco”.
Si tratta di un riconoscimento che riguarda tutta l’Italia, dalle Alpi al Tavoliere, e sono diverse le comunità indicate nel dossier come luoghi simbolici della transumanza: Amatrice (Rieti) – città da cui è partita la candidatura subito dopo il tragico sisma – Frosolone (Isernia), Pescocostanzo, Anversa degli Abruzzi (Aq), Lacedonia, San Marco in Lamis, Volturara Appula (Fg), molti territori della Lombardia, la Val Senales in Trentino Alto-Adige e la Basilicata.
Il dossier di candidatura presentato dall’Italia nel marzo 2018 insieme a Grecia e Austria all’Unesco ha dunque riconosciuto ai pastori transumanti una conoscenza approfondita dell’ambiente, dell’equilibrio ecologico tra uomo e natura e dei cambiamenti climatici. La transumanza, non a caso, è uno dei metodi di allevamento più sostenibili ed efficienti e ad oggi viene praticata soprattutto tra Molise, Abruzzo, Puglia, Lazio e Campania al centro-sud e tra Italia e Austria in Alto Adige, in Lombardia, Valle d’Aosta e Veneto al nord. Senza dimenticare anche la Sardegna.
”È il decimo riconoscimento per l’Italia in questa lista e ci porta il primato mondiale dei riconoscimenti in ambito agro-alimentare, dopo l’iscrizione nel Patrimonio Culturale Immateriale della Dieta Mediterranea, la Pratica della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, l’Arte del Pizzaiuolo napoletano, della tecnica dei muretti a secco e dei paesaggi vitivinicoli delle Langhe e del Prosecco”, ha sottolineato da Bogotà il curatore del dossier di candidatura, Pier Luigi Petrillo.