Miss Germania non sfila in bikini, Patrizia Mirigliani a TPI: “Un eccesso di ipocrisia”
Una giuria di sole donne, niente più sfilata in bikini e il giudizio basato solo sulla personalità e non sulla bellezza. Sono questi i principali cambiamenti introdotti quest’anno da Miss Germania, e che hanno portato al trionfo di Leonie von Hase. Una Miss molto diversa da quelle a cui siamo generalmente abituati. Si tratta infatti di una donna di 35 anni (non pochi per un concorso di bellezza), che lavora, è single ed ha un figlio. Un risultato del tutto innovativo, frutto del cambiamento delle regole del concorso, nato addirittura nel 1927.
Tra le novità principali introdotte, appunto, l’aver portato l’età massima per partecipare a Miss Germania a 39 anni, l’abolizione della sfilata in bikini e l’introduzione della giuria di sole donne. Il tutto con lo scopo di trovare delle ambasciatrici della femminilità. “Non sei troppo vecchia e non è mai troppo tardi”, ha scritto sul suo profilo Instagram la vincitrice Leonie von Hase.
Abbiamo chiesto un parere a tal proposito a Patrizia Mirigliani, direttrice di Miss Italia: “Ho già innalzato l’età per partecipare al concorso a 30 anni, arrivare a 39 mi sembra un po’ eccessivo. Se ci vogliamo chiamare concorso di bellezza non possiamo essere ipocriti: la bellezza passa anche dall’aspetto estetico. La scelta fatta da alcuni concorsi come quello di Miss Germania mi sembra una sorta di autocensura”.
“A Miss Italia bellezza e talento camminano insieme, visto che molte delle nostre partecipanti hanno poi avuto successo in tv o nel cinema. Ma se siamo un beauty contest non possiamo parlare in maniera ipocrita solo di contenuti e non di bellezza, altrimenti stiamo rinnegando noi stessi”, aggiunge a TPI Patrizia Mirigliani.
Sulla scelta adottata da Miss Germania di abolire il bikini, la direttrice del concorso italiano spiega: “Ho riflettuto molto sull’ipotesi di far sfilare ancora le ragazze in costume da bagno. Il bikini a Miss Italia è già stato abolito da qualche anno perché non era più contestualizzato, anche se sulle spiagge o sui social vediamo ragazze con costumi davvero minuscoli. Il comune senso del pudore è sicuramente cambiato, visto che molte giovani amano far vedere il proprio corpo. Basta vedere le foto che alcune di loro pubblicano su Instagram: la trovo francamente una moda non bellissima”.
La giuria tutta al femminile, per Patrizia Mirigliani “può essere un’idea, ma anche gli uomini possono apprezzare una bella donna in maniera pulita. In generale – aggiunge – mi sembra che stiamo andando un po’ oltre, in un desiderio eccessivo di protezione. Le Miss sono le donne più coperte della storia, visto che spesso in giro per strada vedo ragazze molto più discinte. A volte il vero talento è la bellezza, per cui se una ragazza si presenta con un abito da Miss, non ha senso coprirla da capo a piedi. Non dobbiamo giudicare una donna per il suo abbigliamento, ma per il valore che ha e le proprie qualità”, commenta la direttrice di Miss Italia.
“C’è un senso di protezione eccessivo nei confronti della bellezza che ci spinge a coprirla a tutti i costi, ma non esageriamo. Altrimenti cambiamo nome: così non siamo più un concorso di bellezza ma magari un ufficio di collocamento. L’abito non fa il monaco, per cui una ragazza forte e che sa quello che dice può benissimo presentarsi anche in costume da bagno”, aggiunge Mirigliani.
Commentando la vittoria di Leonie von Hase a Miss Germania a 35 anni, la Mirigliani spiega: “Il fatto che abbia vinto una donna di 35 anni è bizzarro e completamente fuori luogo, un eccesso di ipocrisia. Dobbiamo andare per fasce d’età, non possiamo mettere una ragazza di 20 anni contro una di 40. Miss Italia va dai 18 ai 30 anni, ma arrivare a 39 anni significa competere tra categorie diverse”.
La direttrice di Miss Italia ci svela che comunque anche quest’anno ci saranno importanti novità: “Cercheremo di valorizzare sempre più il talento delle ragazze, ma non possiamo mortificare o disconoscere la bellezza. Il cambiamento che faremo non sarà sul bikini o sulla giuria di sole donne, ma sui contenuti”.
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