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Parla la figlia di Maurizio Costanzo: “Vi racconto chi era davvero mio papà Maurizio”

Di Marco Nepi
Pubblicato il 14 Ago. 2023 alle 10:44

Camilla Costanzo, figlia di Maurizio, ha rilasciato un’intervista a Repubblica ricordando il padre a pochi giorni dal 28 agosto, giorno in cui avrebbe compiuto 85 anni. La passione per il lavoro, il rapporto con la fama e il successo, la noia che temeva e che ha rifuggito per tutta la vita sono stati gli argomenti che la figlia del giornalista, autore e conduttore televisivo scomparso lo scorso febbraio, ha affrontato nel corso di uno scritto dove pure il ruolo della moglie Maria De Filippi ha avuto spazio.

“Papà è stato prima di tutto il suo lavoro. Non ho mai conosciuto nessuno con una passione così grande per il proprio mestiere” ha esordito Camilla: “Quando eravamo piccoli ci diceva sempre: non importa quello che sceglierete di fare da grandi, l’importante è che amiate così tanto il vostro lavoro da alzarvi felici al mattino e felici andiate a dormire. Con papà non siamo mai andati al cinema, al parco o a fare una passeggiata e, se volevi vederlo, dovevi essere tu ad andare dove stava lui. Uno studio televisivo, il suo ufficio, il teatro”. Con il tempo il suo lato paterno si era acuito ancora di più anche per via della nascita del suo primo nipote: “Negli ultimi anni era cambiato. Si era intenerito. Anche se il suo lavoro continuava a essere il centro della sua vita, dalla nascita del primo nipote qualcosa era cambiato in lui”, ha continuato, “Ha indossato i panni del nonno anche nel lavoro. Il suo ufficio era diventato un via vai continuo di persone che da lui cercavano consigli, suggerimenti, indicazioni. Non si sottraeva mai, come un nonno, appunto”.

E a proposito di lavoro: “Adorava guardare la televisione. In ufficio aveva sette schermi sempre accesi che lui sbirciava con la coda dell’occhio mentre lavorava o parlava con qualcuno” ha detto ancora la primogenita di Costanzo: “Spesso li usava per esercitare la memoria. Diceva che gli attori erano longevi perché per mestiere sono costretti a esercitarla”.

Infine, il ricordo di lui negli ultimi anni quando la frase di Piero Angela: “Per non invecchiare bisogna sempre avere un progetto” era diventato una specie di mantra per lui, “un faro che ha illuminato l’ultimo pezzo di strada della sua vita. Non ha smesso di seguire quel consiglio fino alla fine”, ha concluso, “Non rifiutava mai un lavoro, nemmeno se veniva da una piccola tv privata. Non lo faceva per soldi, spesso non voleva nemmeno essere pagato. Quando è morto abbiamo trovato nel suo ufficio 500 metri quadrati di progetti, alcuni realizzati, altri ancora da realizzare. Montagne di idee che gli hanno fatto compagnia e aiutato a sconfiggere la noia”.

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