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Parità di genere, algoritmo di InfoCamere rivela: è primo obiettivo di sostenibilità per imprese

È il risultato di un recente studio condotto su 53mila imprese, realizzato applicando il machine learning alle dichiarazioni contenute nell’oggetto sociale delle aziende. La certificazione sulla parità di genere è fra gli strumenti più importanti con cui le aziende manifestano una partecipazione attiva verso i temi di inclusione, diversità e pari opportunità.

Di Redazione TPI
Pubblicato il 12 Set. 2023 alle 09:30 Aggiornato il 15 Set. 2023 alle 10:49

La certificazione sulla parità di genere è uno degli strumenti più importanti attraverso cui le aziende manifestano una partecipazione attiva verso la cultura dell’inclusione, della diversità e delle pari opportunità, temi negli ultimi anni sempre più al centro della vision aziendale, in particolare nell’ambito dell’impegno verso gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Secondo un recente studio condotto da InfoCamere, la società IT delle Camere di Commercio Italiane, in collaborazione con Values 20, la comunità di esperti internazionali nata per supportare il tema dei valori delle politiche pubbliche nell’ambito del G20, è proprio la parità di genere il primo tra gli obiettivi di sostenibilità dichiarati da un campione di 53 mila imprese, costituito da startup e Pmi, imprese innovative e realtà no-profit italiane.

L’analisi è stata realizzata grazie alla sperimentazione di un algoritmo basato sul machine learning applicato alle dichiarazioni contenute nell’oggetto sociale delle imprese alla ricerca di somiglianze testuali con i singoli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg).

In assenza di criteri condivisi di riconoscibilità dell’impegno sulla sostenibilità, lo studio ha provato a sfruttare la potenza dell’intelligenza artificiale per disegnare il profilo di un fenomeno di crescente rilevanza ma ancora difficilmente quantificabile.

Il tema della sostenibilità negli ultimi anni ha incontrato un’attenzione crescente da parte dei responsabili politici, degli investitori e dei consumatori. In generale, è cresciuta a livello globale la consapevolezza dell’impatto esercitato dalle attività umane e dai modelli sociali ed economici sulla qualità della vita e del rispetto sostanziale dei diritti delle persone.

Dal punto di vista delle imprese, anche sulla spinta della ricerca di una maggiore competitività e del rafforzamento del rapporto con clienti e consumatori, si è ampliata la schiera di quante riconoscono l’importanza di improntare la propria attività a principi di sostenibilità riconosciuti e riconoscibili. Al punto che, al pari di altri elementi che danno valore all’attività d’impresa, come il brand, anche sui temi della sostenibilità si è sviluppato il fenomeno del greenwashing, ossia il tentativo di migliorare l’immagine pubblica tramite la presentazione distorta o esagerata di pratiche sostenibili, tra cui anche i divari di genere.

Proprio per mettere in atto strategie concrete e verificabili, nel luglio 2021 il governo italiano ha varato una “Strategia Nazionale per la Parità di genere” nell’ambito della quale uno degli strumenti principali è lo strumento della Certificazione, introdotto con l’obiettivo di migliorare la possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro, di leadership e di armonizzazione dei tempi vita. La certificazione della parità di genere per le imprese rappresenta, inoltre, una delle iniziative centrali all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)per il raggiungimento dell’obiettivo trasversale della parità di genere e per il sostegno all’empowerment delle donne. In quest’ottica, l’impegno delle imprese si sviluppa sempre più spesso sul fronte del work-life balance e del welfare, creando le condizioni per un ambiente di lavoro più attrattivo e in linea con le aspettative delle persone che vi lavorano.

E anche InfoCamere è impegnata su questo fronte. Dopo un percorso avviato da diversi anni, l’azienda ha recentemente ottenuto la certificazione sulla parità di genere secondo la norma UNI/PDR 125:2022 vedendosi assegnare un valore di “compliance” dell’81%, significativamente superiore alla soglia del 60% necessaria all’ottenimento della certificazione.

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