Zerocalcare e Max Pezzali si raccontano a Più Libri Più Liberi
La strana coppia: Zerocalcare e Max Pezzali. Roma e Pavia. La Capitale e la provincia. I fumetti e la musica. Gli anni Novanta e il Millennio successivo. Dall’esterno sembrano due mondi distanti, distantissimi, ma la verità è che il fumettista di periferia e l’ex frontman degli 883 hanno tanto in comune. In primis Roma, che ognuno racconta a modo suo, con i propri mezzi e la propria visione. Zerocalcare che la sceglie come palcoscenico dei suoi racconti e Max Pezzali che la celebra nella sua ultima canzone, In questa città, la cui copertina è stata disegnata proprio dal fumettista.
Quel file rouge che li unisce lo raccontano a Più Libri Più Liberi, la fiera del libro che anima Roma dal 4 all’8 dicembre. Sullo sfondo lo scenario pazzesco della nuvola di Fucsas, davanti due artisti che hanno segnato, chi prima, chi dopo, il loro tempo.
Non solo Roma, perché Zerocalcare e Max Pezzali hanno tanto in comune: l’amore sfrenato per il punk e quello per i fumetti, ma soprattutto quell’idea di “secondi” che li ha accompagnati per tutta la vita. Una condizione che Max Pezzali ha cantato tanto, prima con gli 883 e poi nella sua carriera solista, e che Zerocalcare – al secolo Michele Rech – mette nero su bianco con la sua penna nei suoi fortunatissimi fumetti.
Il dibattito non è un dibattito, è una chiacchierata tra amici allargata al pubblico. Pubblico fatto di tanti, tantissimi giovani, ma anche di molti estimatori un po’ agée (dell’uno e dell’altro), oltre a qualche volto noto, come quello di Giancane, cantante romano e amico del fumettista. I nodi sensibili, oltre alla musica e alla passione per i fumetti, sono quelli del luogo di appartenenza: la provincia per l’ex 883 e la periferia romana per Zerocalcare, che in fondo ammette come la periferia sia molto più assimilabile alla provincia di quanto si pensi.
Periferia che è anche condizione interiore, sia per il cantante che per l’artista romano, che raccontano episodi della loro giovinezza un po’ da outsider e fanno sorridere e riflettere. “Ero quello sfigato con gli occhiali spessi che avevi un po’ difficoltà a invitare alle feste”, dice Max con il sorriso sulle labbra di chi ha imparato a fare di certe debolezze un punto di forza. E Zerocalcare gli fa eco con un’esperienza tutta fondata sul sentirsi inadeguati, mai all’altezza.
“Quando ho saputo che leggeva le mie cose ho pensato che mi stessero prendendo in giro: è impossibile che Max Pezzali mi conosca”, spiega l’artista romano. Lui, d’altro canto, risponde raccontando dell’ansia che lo assale ogni volta che gli si apre una sfida nuova, sempre a fare i conti con le aspettative degli altri. “E come cazzo fai a fa’ i concerti?”, chiede spontaneo Zerocalcare. “Infatti ho sempre paura che mi prenda un colpo quando salgo sul palco”, risponde lui.
Anche quando è il pubblico a intervenire, i due protagonisti dell’evento si mettono a nudo con l’autoironia che li contraddistingue. Max Pezzali è notoriamente appassionato di moto, che rapporto ha Zerocalcare con le due ruote? “Terribile. Vi dico solo che quando mia madre mi ha detto che mi avrebbe tolto le ruote alla bicicletta io le ho risposto che non ci sarei più salito. E infatti ci sono risalito in tempi recenti e dopo cinque metri sono caduto”.
Giocano con ironia sulle fragilità umane e lanciano – forse inconsapevolmente – un messaggio importante alla platea (soprattutto a quella più giovane): a volte, essere secondi non è poi così male.