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Come coltivare la felicità: l’esercizio delle “3 cose belle” per vivere una vita migliore

Su TPI la "Rubrica della Felicità" di Severino Cirillo: consigli, spunti e strumenti pratici per aiutare le persone a stare bene. La seconda puntata

Di Severino Cirillo
Pubblicato il 28 Mag. 2021 alle 13:05

Qualche settimana fa, in questo articolo, abbiamo parlato della felicità e del fatto che sia un’abilità che si può allenare. L’accoglienza di questo concetto è stata buona e per questo abbiamo deciso insieme di tenere una piccola rubrica per aiutare le persone a sentirsi meglio.

E quale periodo migliore di questo di riaperture, per ricordarsi di quanto può essere bella la vita? Oggi, infatti cominciamo a parlare di quanto sia importante spostare la concentrazione sulla bellezza e cerchiamo di capire come sfruttare questo a nostro vantaggio.

Focus sulla bellezza

Le nostre giornate sono zeppe di situazioni che ci infastidiscono: la sveglia anticipata, il traffico (per chi lo deve affrontare per andare al lavoro), i colleghi rompiscatole, la burocrazia italiana. Come biasimare chi si trova a essere spesso arrabbiato o comunque scoraggiato rispetto alle qualità e alle bellezze della vita? È normalissimo. Ma c’è una possibilità diversa, che possiamo sfruttare sempre a nostro vantaggio e, una volta costruita un’abitudine, utilizzarla per migliorare in maniera radicale la nostra vita e i risultati che possiamo raggiungere. Per spiegare il concetto, procedo con un esempio semplice.

Le prospettive

Qualche tempo fa girava un meme in bassissima qualità, con due uomini in piedi l’uno di fronte all’altro. Tra di loro, disegnato sul pavimento, c’era un numero 6. Naturalmente, essendo uno da una parte e uno dall’altra, il primo uomo vedeva un 6 e l’altro vedeva un 9. Il concetto che voleva passare questo meme era il seguente: nonostante per terra ci fosse disegnato un 6, la persona che vedeva il 9 aveva comunque ragione. La realtà porta con sé molta complessità e noi viviamo per modelli: questo ci permette di semplificare la realtà e orientarci senza grossi problemi in un mondo incontrollabile. Questi modelli però sono incompleti e spesso lacunosi. Nell’esempio del meme, per esempio, entrambe le realtà sono reali: sia il 6 che il 9 sono giusti. Non c’è una realtà vera: entrambe sono vere.

La scelta della prospettiva

Questo ci dà un grandissimo potere: scegliere, in ogni situazione della vita, la prospettiva che per noi è più funzionale. Attenzione però: la realtà ha sempre un fondo di verità e inventarsi dei mondi che non esistono non serve a nulla. Se, però, rispettando lo stato delle cose, decidiamo di focalizzarci sul lato più positivo della situazione, saremo in grado sempre di trarne qualcosa di utile per noi e di avere un lato “morbido” da cui affrontarla.

Immaginiamo di fare un piccolo incidente in auto. La macchina è rotta, ma si può riparare. Noi abbiamo preso una botta al collo, ma siamo in grado di scendere dalla macchina e parlare con l’altro conducente. Questa non è una situazione in cui vorremmo trovarci e molto probabilmente vorremmo solo scendere e urlare contro il malcapitato (che magari ha pure la colpa dell’incidente). Ci sono però alcuni dettagli che possiamo notare:

• Siamo sopravvissuti
• Non siamo infortunati
• La macchina si può riparare
• Probabilmente non dovremo nemmeno pagare le riparazioni

Stiamo parlando dello stesso incidente, ma stiamo concentrando il nostro sguardo sulle cose buone e utili. È in nostro potere e lo è sempre.

Funziona davvero?

Se hai imparato a conoscermi, dovresti sapere che mi occupo di felicità e lo faccio in maniera scientifica. Questo tipo di lavoro sulle prospettive è qualcosa che è stato testato ripetutamente in laboratorio e viene utilizzato come attività di supporto nelle terapie psicologiche.

I risultati di queste pratiche sono stati controllati in una review globale delle pratiche di psicologia positiva eseguita nel 2005 da Seligman, Steen, Park e Peterson e alcune tra le pratiche erano molto più efficaci di altre nell’abbassare i sintomi depressivi e alzare i livelli di felicità percepita delle persone.

Una di queste pratiche si chiama “Three good things” (“Tre cose belle”) e ha mostrato risultati molto soddisfacenti e statisticamente rilevanti fino a 6 mesi dopo le misurazioni iniziali. La pratica in sé è piuttosto semplice: si tratta di scrivere tre eventi della giornata che possiamo considerare “cose buone”, con l’accortezza di farlo come segue:

• Dare un titolo all’avvenimento
Descrivere l’evento nel massimo dettaglio possibile
• Includere le sensazioni provate sul momento e mentre scrivi

Perché farlo?

Sentirsi felici e aumentare il proprio benessere psicofisico ha una serie di effetti a cascata sul nostro mondo emozionale, sul nostro fisico e sulle nostre relazioni. Avere un fisico meno “malato”, più libero da stati infiammatori ed eccesso di cortisolo, essere in grado di coltivare relazioni a un livello di profondità più alto e con in sottofondo un mood positivo ha ripercussioni sul nostro livello di serenità e sulla nostra capacità decisionale.

Sentirsi bene ci permette di vivere una vita migliore sotto molti più punti di vista di quelli che normalmente ci aspetteremmo. Dopotutto, se la nostra giornata è spesa a combattere con problemi e malessere, il nostro tempo se ne va cercando solo di ristabilire uno stato di equilibrio e di pace (che non si ristabilisce con la lotta). Se invece siamo liberi da guerre interiori, possiamo usare tutto il nostro tempo e le nostre energie per costruire.

Sarà inevitabile vedere anche i risultati nel mondo lavorativo: un maggiore benessere ci permetterà di apprendere meglio e di avere avanzamenti di carriera che ci saranno preclusi fin quando non avremo mente e cuore liberi da dolori e stress.

Quando cominciare?

La pratica delle “Tre cose buone” può essere fatta anche subito: con un foglio e una penna si può fare in 5 minuti anche alla fine della lettura di questo articolo. Una volta eseguita abbastanza volte, questo tipo di osservazione del mondo diventa un’abitudine e ogni situazione comincia a svelare il suo lato positivo (sì, anche le tragedie), lasciando spazi di azione che sarebbero invisibili senza uno sguardo volto alla bellezza.

Siamo tutti in grado di scegliere da che parte guardare la vita e questo ha un’enorme influenza sul mondo in cui viviamo e vivremo. Possiamo decidere di cercare il bello in ogni situazione delle nostre vite e certamente lo troveremo, perché la vita è un’esperienza affascinante e nasconde regali anche all’interno del buio più buio. Basta decidere di guardarci dentro dalla giusta prospettiva.

Leggi anche: LA RUBRICA FELICITÀ su TPI: prima puntata. La felicità è un’abilità, e come tale si può allenare. Ecco come (di Severino Cirillo)

Leggi l'articolo originale su TPI.it
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