La disuguaglianza di genere raccontata dalla graphic novel di Emma, “Bastava chiedere”
Conosci la scena: sei tornata dal lavoro, hai fatto la spesa, stai preparando la cena e nel frattempo pensi a quando pagare l’affitto, chiamare l’idraulico, prendere la pillola, finire quella mail di lavoro, controllare che i tuoi figli abbiano fatto i compiti, caricare la lavatrice. Tutto questo mentre il tuo compagno ti chiede se per caso sai dove sono finite le sue scarpe. E se lo rimproveri perché non ti ha dato una mano nel lavare i piatti, risponde: “Bastava chiedere“. In questa affermazione è contenuto quello che Emma, fumettista francese autrice del libro “Bastava Chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano” – edito in Italia da Laterza – chiama “il carico mentale“, e cioè l’assunto secondo cui la donna è la sola responsabile e addetta all’organizzazione della casa.
La donna deve occuparsi del benessere emotivo e sessuale del partner, dell’educazione dei figli e delle faccende domestiche, a prescindere dal fatto che l’uomo possa aiutarla o meno a sbrigare fisicamente alcuni compiti. È lei che gestisce tutto, e non perché possegga un istinto o talento naturale per l’ordine o la pulizia, ma perché la società ripropone questo schema da generazioni: sin da quando si è piccoli a una bambina vengono regalate finte cucine e aspirapolvere, mentre un servizio da tè non è adatto a un bimbo. Lui sarà colui che, un giorno, uscirà di casa al mattino “per salvare il mondo“, mentre in casa si limiterà a seguire le istruzioni della donna.
“Quando un uomo si aspetta che sia la sua compagna ad occuparsi delle faccende di casa, significa che la considera già come la responsabile principale dei lavori domestici: e quindi sta a lei pensare a cosa c’è da fare e quando farlo“, scrive Emma. “Il carico mentale ricade quasi esclusivamente sulle donne, ed è un lavoro continuo, e stancante”. Ma necessario per mandare avanti una famiglia. Tanto che, osserva l’autrice, nulla obbliga le donne a occuparsi di tutto, ma esse sanno che, se rinunciano, tutta la famiglia ne soffrirà. Quindi preferiscono prendersi questa responsabilità “rosicchiando qua e là tempo per il lavoro e per se stesse”.
Quelle contenute in “Bastava chiedere” sono semplici scene di vita quotidiana con cui ci si confronta giornalmente, ma senza soffermarsi sul fatto che, per quanto sembri che entrambi i partner si dividano equamente le responsabilità della vita in famiglia, il carico mentale maggiore è quello che grava sulla donna, che a differenza dell’uomo ha meno tempo per dedicarsi alla propria professione: l’organizzazione della casa è di per sé un lavoro. Motivo per cui, al netto dei progressi compiuti nell’ultimo decennio, la relazione uomo donna è ancora squilibrata sia dentro che fuori le mura di casa. Emma mostra come le disuguaglianze di genere che emergono in un ambito siano collegate a quelle che esistono in un altro: dalla famiglia al lavoro, c’è un filo che collega il modo in cui uomini e donne hanno la possibilità di vivere e affrontare il mondo. Che passa appunto per il carico mentale.
E se esistono situazioni “virtuose” in cui il carico mentale è realmente condiviso, queste rappresentano ancora una minoranza. Tanto che, scrive l’autrice femminista, se secondo l’Insee (Istituto di Statistica Francese) le donne ancora oggi dedicano alle faccende domestiche più del doppio del tempo degli uomini, in Italia questo divario aumenta se la coppia ha figli. Per rompere lo schema è necessario non solo partire da una vera e propria inversione di ruoli all’interno della coppia, e da politiche che permettano anche agli uomini di prolungare il congedo parentale così da occuparsi dei lavori domestici sin da subito: occorre anche crescere le nuove generazioni lontane dagli stereotipi “per offrire loro un futuro più equo del nostro“.
Il primo capitolo di “Bastava chiedere: 10 storie di femminismo quotidiano”, la graphic novel di Emma (Laterza, 2020)
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