TPI intervista i grandi viaggiatori: Daniel Mazza, uno dei blogger più influenti in Italia | Viaggi
Per otto anni ha visto decollare aerei, ma mentre gli altri partivano lui restava a terra. D’altronde, come addetto alla sicurezza in aeroporto non poteva fare altrimenti: al massimo raccontare gli aneddoti più divertenti dei passeggeri sul suo blog, Mondo Aeroporto. Nel 2012 il colpo di testa, un anno di aspettativa in Australia. Seguono il rientro al lavoro, gli articoli scritti di notte, i follower che lievitano, la nostalgia per quei mesi zaino in spalla. Sino al secondo colpo di testa: mollare tutto, questa volta davvero, e diventare viaggiatore di professione. Daniel Mazza, torinese di Ciriè, 31 anni, oggi è uno dei blogger più influenti in Italia. Dal 2016 vive della propria passione e organizza viaggi di gruppo con i suoi fan: lo scorso anno è stato in tutti i continenti, da gennaio ha preso una trentina di aerei. “È così che mi piace vivere”, assicura. “Quando sono a casa mi godo la famiglia e gli amici, sapendo che poi ripartirò”. In tanti vorrebbero imitarlo, lo sa bene. Per questo ha raccontato la sua storia nel libro “Destinazione Mondo” (Sperling & Kupfer, 2019), nelle librerie da ottobre.
Per un pensiero ricorrente: il mondo è troppo grande per fermarsi in un luogo solo. La vita dà mille motivazioni per essere goduta sino all’ultimo respiro, con meno rimpianti possibili. Da quando ho lasciato il mio vecchio lavoro ho imparato a essere un viaggiatore. Sono sempre pronto a scoprire Paesi nuovi, a conoscere persone, a imparare che la vera essenza del viaggio è pura condivisione. Di parole, emozioni, sorrisi.
A 22 anni ho visitato la Repubblica Dominicana con degli amici. Non ero abituato ad andare all’avventura, bisognava decidere cosa fare giorno per giorno e gestirsi bene il tempo a disposizione. Ma ho capito che mi piaceva viaggiare così, e non in villaggi turistici come avevo fatto in precedenza. Nel 2012 è quindi arrivato il secondo grande viaggio, ho preso un anno di aspettativa dal lavoro nell’aeroporto Caselle di Torino e realizzato il mio sogno: un biglietto di sola andata per Sidney. Sono tornato cresciuto, con i miei limiti mentali spostati un passetto più in là. E ho cominciato a viaggiare in tutte le direzioni: Thailandia, Perù, Islanda, Giordania, Nepal, Sri Lanka, Giappone. In Vietnam ho dato vita all’iniziativa solidale “Carichi per il Vietnam” con Gabriele Saluci: quattromila chilometri in sella a una motocicletta, per consegnare materiale scolastico a decine di orfanotrofi. Le riprese del viaggio sono state trasmesse su Rai Tre durante la trasmissione Kilimangiaro.
Sempre più persone mi seguivano, mi scrivevano, aspettavano i miei post. Così ho scelto di essere me stesso, di rivoluzionare la mia realtà, di raccontare le mie avventure e prendere in mano il mio destino.
È un’osservazione che mi viene fatta spesso, in modo legittimo: lavorare nel turismo viene visto da molti con un po’ di frustrazione e di invidia. Ma avere i soldi per partire non è così difficile come sembra. Quando sono partito per l’Australia avevo tremila euro frutto dei regali della nonna e dei miei risparmi. A Sidney sono andato a vivere in ostello, ho trovato un impiego nella ristorazione e poi in un negozio di moda, sono riuscito a vivere bene e anche a mettere da parte qualcosa. Al ritorno a Torino ho ripreso il lavoro in aeroporto e cominciato a integrare lo stipendio con i guadagni delle visite sul mio sito e le collaborazioni con compagnie aeree ed enti del turismo. A un certo punto, con un tesoretto più cospicuo, ho cercato di capire se il blog poteva essere davvero un lavoro a tempo pieno. E mi sono preso la seconda aspettativa.
All’inizio non bisogna preoccuparsi di avere poca visibilità, ma nemmeno pensare a questo mestiere come un modo per viaggiare a scrocco. Bisogna ricordare sempre che un altro milione di persone vuole fare la stessa cosa: per cui è essenziale creare contenuti di qualità. Oltretutto al giorno d’oggi c’è poco da sdoganare sul tema dei viaggi, con due clic riesci a scoprire qualsiasi luogo del mondo. L’importante è raccontare quello che si vede con occhi diversi, e sempre con passione.
Ognuno di noi gestisce emozioni e desideri in modo diverso, in base al proprio istinto. Io da ragazzo medio, con uno stipendio medio e genitori non altolocati, ho cercato comunque di realizzare il mio sogno. Magari altri con più possibilità economiche non hanno il coraggio di fare lo stesso. Di certo bisogna sempre considerare che il sogno potrebbe non andare in porto: in quel caso non serve demoralizzarsi, significa che ci si cercherà un altro lavoro. L’importante è smettere di ripetersi che non si può fare, che non è ancora il momento giusto. E solo una scelta avvicina all’obiettivo: preparare la valigia e partire. A me ha cambiato la vita.
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